Autografo di Luigi Illica Lettera Bohéme Puccini Villa Castellaccio

Lettera interamente autografa di Luigi Illica, librettista dell'epoca post verdiana e autore di libretti per Puccini, Catalani, Mascagni e Giordano.  

Illica scrive al signor Giulio descrivendogli la Villa del Castellaccio, dove nell'estate del 1895 si ritirò insieme a Puccini che stava componendo il 2° e 3° atto della Bohème. Illica descrive l'ambiente e la villa, che definisce uno dei posti più splendidi e ameni per posizione e comfort, ma la definisce Castello degli spettri e racconta che la notte si sentono rumori, urla, porte che sbattono e passi. Racconta che adiacente alla sala da pranzo c'è una cappella con i sepolcri e anche un busto, del signor Carlo, che è sempre coperto da un velo nero a lutto perenne. Tale busto viene sistematicamente offeso durante il giorno ma al calar della sera tutti gli si rivolgono con rispetto; egli ha addirittura visto Puccini togliersi il cappello e dirgli di non farsi il sangue cattivo per gli insulti e gli sputi ricevuti durante il giorno che sono dovuti alle intemperanze della gioventù, e di suonare se avesse bisogno di qualcosa durante la notte! Illica poi passa a parlare dei progressi che Puccini sta facendo nella composizione della sua Bohème; la sera prima gli ha fatto sentire la scena 1° del quartetto, cioè Mimi e Marcello, e dice che è una delle cose più belle mai sentite, la trova bellissima, così spontanea e ispirata. Poi parla del finale del Quartiere Latino nel quale Puccini ha legato i temi al semplice rullo di tamburi con una facilità improbabile.  Infine menziona Wagner in maniera piuttosto critica, dicendo che "fa una pausa ogni 10 battute".

La lettera è redatta su carta ad alta grammatura.