Lettera interamente autografa e firmata da Vincenzo Monti celebre poeta, scrittore, traduttore, drammaturgo e accademico italiano. Considerato tecnicamente un abile verseggiatore e traduttore e lodato anche da autori come Stendhal, Alfieri, Tommaseo, Carducci e Parini.
Lettera redatta a Milano, il 24 Novembre 1823 ed indirizzata ad un amico.
All'interno della missiva, di grande interesse, viene suggerito e raccomandato dal Monti il suo amico, nonché chirurgo di Corte, il Dott. Taramelli. Dalle parole presenti nella lettera si comprende la grande difficoltà nello scrivere del poeta a causa della perdita della vista, male che lo afflisse sempre più gravemente fino alla morte. Nonostante il peso della sua parziale cecità il Monti esprime bellissime parole:
"Mio dolcissimo amico,
Nel presentare di questa accogliete cortesemente ed amati il conservatore della mia povera vista, il mio Chirone, il mio amico, il dottor Taramelli, Chirurgo di Corte: ch’egli e per bravura nella sua arte, e per bontà di costumi è degno della vostra amicizia. Intenderete da esso il perché mi conviene far economia della mia debole vista, ed esser breve in questa lettera; la quale sarebbe lunghissima se dovesse essere proporzionata all’amor che vi porto.
Salutate e abbracciatemi raramente il mio buon Maffei e ne’ vostri ragionamenti ricordatemi qualche volta del sempre vostro
V. Monti”.
Si acclude una poesia coeva, non autografa del Monti, dal titolo "Il cespuglio delle quattro rose - Per le nozze di Donna Rosina Trivulzio con Giuseppe Poldi Pezzoli".