Lettera interamente manoscritta e firmata da Enrico Caruso celebre tenore italiano, per carisma e temperamento, dalla critica e gli amatori è considerato tra i più grandi tenori di fama mondiale.
Lettera su carta intestata dell'"Huckins Hotels Fort Worth, Texas" redatta il 19 Ottobre 1920 durante la sua ultima tournée in Nordamerica e a pochi mesi dalla sua morte.
La salute del tenore iniziò a peggiorare; suo figlio Franco, collocava l'evento scatenante in un incidente occorso durante il Sansone e Dalila del 3 dicembre, quando il tenore fu colpito al fianco sinistro da una colonna crollata dalla scenografia. Il giorno dopo, prima della rappresentazione di Pagliacci, Caruso ebbe un accesso di tosse e lamentò un forte dolore intercostale. Solo il giorno di Natale, quando il dolore si era fatto insostenibile, gli fu diagnosticata una pleurite infetta. Operato il 30 dicembre al polmone sinistro, trascorse la convalescenza in Italia, a Sorrento; qui fu raggiunto dal medico Giuseppe Moscati il quale fu però contattato quando ormai ben poco restava da fare. Trasportato da Sorrento a Napoli, Caruso vi morì il 2 agosto 1921, all'età di 48 anni.
All'interno della lettera il tenore esprime il suo stupore sul fatto che la città di Bologna gli sarà per sempre riconoscente e non ne comprende a pieno il motivo. Scherzosamente Caruso sostiene che sia un modo per fargli acquistare un servito napoleonico da donare al museo della città essendo - a suo dire - la sorella di Napoleone sposata con un bolognese.
La lettera termina con Caruso che comunica che la sera si esibirà (al Cowtown Coliseum a Fort Worth) e che non vede l'ora di abbracciare le sue due patanelle tra 10 giorni "(...) mi sembrano un'eternità"