Copiosa lettera interamente manoscritta e firmata di Giuseppe Toscanelli noto politico, patriota italiano e cognato di Ubaldino Peruzzi.
Lettera redatta a Firenze, il 25 Gennaio 1887 su carta intestata del Circolo dell'Unione di Firenze.
Bella missiva di carattere politico dove il Toscanelli si sfoga con il destinatario circa la posizione "politica" del Papa (Leone XIII) "(...) sostiene Sua Santità non è conservatore ma rivoluzionario. Se ai deputati eletti dai Cattolici nella camera è domandato "volete o non volete Roma Capitale del Regno d'Italia: volete o non volete dare Roma in dominio temporale al Papa?", la risposta a tali domande se è data in senso delle richieste della Santa Sede, rende un uomo politico un potente, se in senso contrario, fa attaccare l'uomo politico dai giornali cattolici ed allora cessa dell'avere influenza conservatrice. Caro Cav. ci aggiriamo in un circolo vizioso; i cattolici si lamentano di un governo che è figlio della formulazione elettorale; ne eletti, hanno torto, è loro reazione; ne ciò basta; le pretese della Santa Sede, che io non discuto, che saranno forse armoniche con le esigenze del mando cattolico, per il mando politico italiano sono tali da ridurre alla impotenza tutti coloro che sono favorevoli alla conciliazione fra Stato e Chiesa".
Successivamente Toscanelli informa l'interlocutore che ha letto su un giornale che i Cattolici firmeranno una petizione alla Camera e chiede informazioni su chi la presenterà e chi la sosterrà; parlando di Odescalchi e del suo schieramento.
Nonostante nella sua attività parlamentare avesse costantemente combattuto i progetti di legge che considerava ostili alla Chiesa, Toscanelli si definì fino alla fine un anticlericale. In tal senso si espresse con il pamphlet dal titolo Religione e Patria osteggiate dal Papa. L’Italia si deve difendere (Firenze 1890), scritto dopo il fallimento del tentativo conciliatorista crispino, nel quale condannava la condotta di papa Leone XIII accusato di ricorrere alla diplomazia internazionale per ristabilire il potere temporale, anziché rassegnarsi alla sua perdita e cercare una conciliazione con il Regno d’Italia.