Lettera interamente autografa e firmata di Giovanni Pascoli celebre poeta e critico letterario italiano. Figura emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento, è considerato, insieme a Gabriele D'Annunzio, il maggior poeta decadente italiano, nonostante la sua formazione principalmente positivistica.
Lunga lettera indirizzata ad un "caro compagno" non specificato e redatta a Barga (Lucca) l'11 Agosto 1906.
Pascoli informa il destinatario che il Rava (Luigi), compagno d'università di Pascoli, è sempre stato gentilissimo con lui. Successivamente il Pascoli cita il Prof. Giuseppe Albini (scolaro del Carducci ed amico e collega del Pascoli, col quale aveva in comune la vastissima conoscenza del latino, volle essere, soprattutto, poeta di lingua italiana e latina ed interprete e traduttore di poeti latini, particolarmente di Virgilio) e dovrà scrivergli: "dovrei scrivere io, per dirgli io che io mi reputavo un intruso, se facevano valer per te delle norme e delle leggi che non avevano fatto valer per me. Avevo bisogno io di dirgli che io stavo toccando il 25° anno d'insegnamento e che mi sarei ritirato, se non mi si permetteva di continuare l'insegnamento con dignità".
Pascoli termina la lettera comunicando al destinatario che non riceve più Il Carlino e saluta Maria Costanza e la sua mamma, anche da parte di Mariù (soprannome della sorella Maria).
Pascoli nel 1906 assunse la cattedra di letteratura italiana all'Università di Bologna succedendo a Carducci.
Rara lettera.
Codice autografo: PDNAST0523i
Data autografo: 11/08/1906
Pagine: 4
Pagine manoscritte: 3
Condizioni: Ottime
Dimensioni: 18x10.9 cm
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