Straordinaria lettera interamente autografa e firmata del futuro Duce Benito Mussolini, redatta dal fronte della Prima Guerra Mondiale (fra Monfalcone e Doberdò, in provincia di Gorizia) il 2 settembre 1916 e inviata a Giuseppe de Falco, direttore del giornale di Mussolini "Il Popolo d'Italia" nel momento in cui Mussolini si trovava in prima linea nella Grande Guerra.
Con la presente missiva, il futuro Duce descrive i suoi animi e le sue emozioni per la promozione militare:
"Caro De Falco, io non ti ho mai parlato della mia situazione personale, al Reggimento. Dinnanzi alla grandiosa vicenda di questa guerra sempre più rivoluzionaria ciò che ci riguarda personalmente, è materia di penultima importanza ma ora sono "provocato" a scriverti, perché domani non abbia a meravigliarti se in seguito a una promozione e sembra un calembour (freddura)- io mi sarò auto-retrocesso a soldato semplice. Devi dunque sapere che in data 31 agosto io ho avuto la partecipazione, della mia nomina a caporal-maggiore. È stata por me una sorpresa. Altro promosso con me, è il caporale li cucina, un toscano e non ti dico altro per definire il tipo. Perché questa promozione? Per anzianità? Ma allora ne avevo diritto dopo tre mesi. Poi, si pensa di farmi fare la carriera -per anzianità- con la prospettiva di arrivare ad essere maresciallo più o meno di alloggio? Promosso per merito? Nemmeno. Da sette mesi il mio Reggimento "tiene il fronte "Non c'è stata che un'aziona-non riuscita alla quale ho partecipato volontariamente e per poco non ci ho lasciato la pelle, questa "Promozione" dopo i 2 mesi di campagna con cui sei al "caporalato" io l'ho presa come una"punizione" e una menomazione della mia dignità. Bada io credo che ben pochi abbiano fatto il soldato semplice più "semplicemente" di me. Sono andato all'ospedale dietro imposizione del medico e dopo I2 giorni di sofferenze atroci sopportate in silenzio. Al fronte ho rifiutato qualsiasi agevolazione o privilegio. Il Colonnello Barbiani mi voleva suo segretario particolare. Non ne volli sapere. Ho accettato con animo lieto tutte le corvées più oscure ed ingrate e faticose e colla stessa indifferenza e buona volontà ho lavorato in trincea, nelle strade, nel letamaio delle salmerie. Sono passato dal fango di una trincea al fango di un'altra trincea. Dai pidocchi di un corpo di guardia ai pidocchi di un altro corpo di guardia e conosco ormai tre specie di pidocchi perché almeno un campione delle medesime non mi manca mai; sono passato da fronte a fronte da pericolo a pericolo spesso spontaneamente affrontato.
Agli inevitabili disagi d'indole materiale, aggiungasi quello d'indole morale costituito dalla diurna e notturna convivenza forzata con individui di un livello intellettuale basso e fra i quali non mancano le canaglie che indisturbate perpetrano il più pernicioso sabotaggio della guerra. Ebbene, io non chiedo agevolazioni, privilegi o qualche cosa del genere. Voglio restare sempre in prima linea. Non sono mai stato così "guerrafondaio" cioè "per la guerra a fondo" come adesso che siamo in guerra dichiarata coi "boches" infimi di Germania. Ma non voglio essere umiliato, non voglio promozioni per anzianità come si fa coi sammartini deficienti e analfabeti. È una questione di dignità e forse anche di utilizzazione delle energie. Si tratta di sapere se Mussolini, che non è l'ultimo venuto nel campo dell'intelligenza italiana e che ha dato sufficienti prove di coraggio in terra e in aria, non sia idoneo ad altra promozione all'infuori di quella di "caporale". E dire che si creano di "colpo" sottotenenti...
Nella tua ultima lettera mi dicevi che hai parlato di me con Bissolati. Certo che non vale la pena di intrattenerlo su questo "trattamento di favore " che mi si inflisse. Tornerò o no, soldato semplice, ciò ha poca importanza. Questa umiliazione entra nel conto dei "disagi spirituali ", con i galloni o senza, io sarò sempre un buon fucile, un buon soldato. Tre dei quattro Reggimenti di Bersaglieri che si trovano qui sono partiti, anche noi ce ne andremo, in tempo, io spero, por dare un altro colpo "autunnale" ai "boches". E allora potrà avvenire che io dimostri al Maggiore Comandante del mio Battaglione, signor Galassini-neutralista, germanofilo e prete - come Mussolini, rivoluzionario, romagnolo o interventista , va alla baionetta. E so il piombo austriaco che mi ha cercato cinque volte invano, mi troverà finalmente non importa mi turba soltanto il pensiero di non rivedere più le persone che amo e mi angustia anche la previsione dei necrologi o piuttosto dei necro-elogi, ma della "mia" vita non tengo calcolo nessuno..........".
La parte finale della lettera menziona alcuni direttive per il giornale "Il Popolo d'Italia, di cui de Falco era direttore ad interim, riguardo l'anniversario dell'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe, "l'articolo ha un tono lacrimevole e svenevole. Ecco riversagli un siluro".
La missiva deve essere considerata come uno dei reperti più affascinanti e unici della storia di Mussolini, sia per la data, sia alle preziosissime informazioni che aiutano a capire il pensiero del nascente statista e la sua futura ideologia politica.
Codice autografo: SDAST1023
Data autografo: 2/09/1916
Pagine: 8
Pagine manoscritte: 8
Condizioni: Ottime
Dimensioni: 18x11 cm
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