Lettera interamente autografa e firmata di Vittorio Alfieri celebre drammaturgo, poeta e scrittore italiano. Alfieri ebbe un'attività letteraria breve ma prolifica e intensa; il suo carattere tormentato, oltre a delineare la sua vita in senso avventuroso, fece di lui un precursore delle inquietudini romantiche.
Rarissima lettera datata Firenze, 29 maggio 1798 ed indirizzata a Francesco Lenzini a Siena.
Magnifica lettera che evidenzia il carattere schivo del poeta astigiano. Alfieri ringrazia il corrispondente per l'offerta di "un lungo onorato fra i membri d'una nuova accademia", ma non può accettare "stante che io fin dalla mia giovinezza ho fatto voto ad Apollo di non essere mai di nessuna accademia... Non già che io disprezzassi tali adunanze, e tanto più le pochissime dove la scelta dei soggetti... e lo scopo .... escono in tutto dal triviale, ma la mia natura rozza, poco pieghevole, ed insociabile rendendomi poco atto a queste fratellanze con gli estranei...".
E, volendosi giustificare per il rifiuto, prosegue: "Lo scriver lettere, il riceverne, il chiedere pareri, peggio ancora il doverli dare, ed insomma queste cose tutte che vanno annesse all'essere di qualunque accademia, ripugnano talmente ala mia natura, che non mi sono fin'ora mai pentito del voto...".
La presente lettera è una delle più emblematiche e identificative per la vita ed il carattere dell'Alfieri, tanto da essere più volte pubblicata nelle sue biografie.
Entrando nel dettaglio, scopriamo che l'accademia citata dalla penna dell'Alfieri altro non è che la neonata Accademia Italiana. Possiamo trovare questa bella lettera trascritta anche negli Atti dell'Accademia per mano del segretario, Giacomo Sacchetti, quasi a voler spiegare la mancanza dell'Alfieri dalla lunga lista di distinti letterati contattati.
Il destinatario, Francesco Lenzini, fu un importante figura rivoluzionaria senese. Osteggiò in prima persona le politiche granducali e si procedeva intanto ad alcune condanne per "delitti repubblicani" e si bruciavano i suoi libri innalzando addirittura un fantoccio raffigurante l'odiato prete rivoluzionario, definito "stravolto martire d'una stravolta democrazia".
A causa del carattere schivo di Vittorio Alfieri, i suoi scritti sono estremamente rari, considerati una vera e propria chimera per i collezionisti e studiosi della letteratura italiana.