Gabriele d’Annunzio - La Figlia di Iorio
"Alla terra d'Abruzzi, alla mia madre, alle mie sorelle, al mio fratello esule, al mio padre sepolto, a tutti i miei morti, a tutta la mia gente fra la montagna e il mare questo canto dell'antico sangue consacro”.
Rarissimo manoscritto Dannunziano relativo alla rappresentazione teatrale e operistica di uno dei più grandi capolavori di Gabriele d’Annunzio, La Figlia di Iorio.
La Figlia di Iorio nasce come tragedia pastorale in tre atti, scritta nel 1903 e rappresentata per la prima volta al Teatro Lirico di Milano il 2 marzo 1904. Il successo ottenuto portò all’adattamento della tragedia per la lirica, ed il celebre musicista Alberto Franchetti compose l’opera su libretto scritto dallo stesso d’Annunzio.
Il manoscritto che stiamo presentando si compone di due bifogli ed un’ulteriore carta singola. Presente la caratteristica filigrana dannunziana “Per non dormire”. Le carte sono incollate l’un l’altra tramite il margine di destra allo scopo di creare un unico lungo foglio su cui d’Annunzio potesse scrivere consequenzialmente. Interessante notare come quasi tutte le parti siano presenti nell’Atto I, pagine 19 e 20 del libretto, ma scritte non in maniera consequenziale rispetto alla stampa definitiva.
Il contenuto del manoscritto, al pari del suo formato assai inconsueto, è estremamente interessante. Ogni pagina riporta infatti un estratto delle parti dei personaggi dell’opera, come Il Mietitore, Il Coro dei Mietitori, Il Coro delle Parenti, Candia della Leonessa ed Aligi; tutte le parti sono state estratte dall’opera lirica con due eccezioni che andiamo adesso ad analizzare.
La prima eccezione è data dalla parte contenuta ne “Il coro delle parenti”: questa parte è composta da una scrittura in inchiostro (analoga alle altre presenti nel manoscritto) e da una scrittura a matita che occupa gli interspazi bianchi di scrittura. La parte combacia perfettamente con quella del libretto ma soltanto se vi si aggiungono le prime due righe scritte a matita!
Le successive righe scritte a matita sono invece relative a delle battute di personaggi, come specificato di seguito, presenti nella tragedia pastorale ma non nel libretto d’opera:
Felavia: “Ti sconsacra il tuo focolare” -
Anna di Bova: “Non vedi come Aligi la guata?”
Maria Coro: “Bada, Bada, che non gli s’azzecchi la mala febbre, Dio liberi!”
La seconda eccezione e certamente la più importante la possiamo riscontrare nell’ultima parte, quella di Aligi. La collazione con le due opere, teatrale e lirica, non hanno riportato alcuna corrispondenza tra i dialoghi di Aligi e la perte presente nel manoscritto, rendendo quindi questo dialogo un inedito assoluto, mai incluso nelle due versioni de La Figlia di Iorio.
Siamo dunque di fronte ad un manoscritto di incredibile rarità, la cui natura e il cui scopo può essere affidato soltanto a delle supposizioni: è stato scritto espressamente per essere declamato in uno dei salotti letterari intrattenuti dal Vate?
Rappresenta una prima stesura dell’adattamento lirico che non ha trovato spazio nell’adattamento musicale del Franchetti?
Purtroppo questo interrogativo resterà per sempre senza risposta; quello che è certo è che ci troviamo, ancora una volta, di fronte ad una testimonianza del genio indiscusso di uno dei più grandi personaggi italiani di tutti i tempi.
Codice autografo: AST0924
Data autografo:
Pagine: 2
Pagine manoscritte: 2
Condizioni: Ottime
Dimensioni: 22.1x62.5 cm
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