Lettera interamente autografa e firmata di Carlo Maria Curci noto gesuita e teologo italiano. Le posizioni di Curci si fondavano non soltanto su considerazioni di tipo politico, ma anche su perentori richiami a obblighi religiosi. Curci sosteneva, infatti, la necessità che il Papa prendesse atto della nuova situazione venutasi a creare con la presa di Porta Pia e che trovasse un accordo con il Regno sabaudo che era stato causa inconsapevole della nuova provvidenziale situazione della Chiesa cattolica: l'abbattimento del potere temporale del papa. Questo evento, benché avvenuto attraverso la violazione dei diritti del Papato sui territori pontifici, poteva essere l'inizio di una riforma ecclesiastica e di una nuova fase di cristianizzazione a favore di coloro che a causa del conflitto tra Stato e Chiesa si erano allontanati dalla religione.
Lettera senza data e senza destinatario, redatta presso Villa Zauli alla Lastra (Firenze), il teologo passò gli ultimi anni della sua vita a Firenze e pochi mesi prima di morire fu riammesso alla Compagnia di Gesù.
Curci inizia la copiosa lettera con i ringraziamenti al destinatario per l'occasione ricevuta che gli offre di realizzare un piccolo servigio al N. S. Gesù Cristo nel seme del prossimo. Curci successivamente, elenca e descrive i suoi scritti come il socialismo cristiano: fu l'ultima opera dell'anziano sacerdote, che rivelava un'inedita apertura ai temi sociali non rintracciabile negli ambienti conciliatoristi, generalmente più conservatori di lui intorno a tali questioni.
Il teologo termina la lettera con una benedizione rivolta al destinatario.