Giovanni Bettolo (Genova, 25 maggio 1846 – Roma, 7 aprile 1916) è stato un politico e ammiraglio italiano e deputato del Regno. Fu presidente del CNGEI.
Maggiore di tre fratelli, ufficiale della Regia Marina (Guardiamarina nel 1865) decorato al valore in occasione della battaglia di Lissa (20 luglio 1866), divenne Ammiraglio e Capo di Stato Maggiore (1907-1911), organizzando la ricostruzione della flotta italiana dopo la disastrosa sconfitta del 1866 e contribuendo alla rinascita della marina militare con l'istituzione della Scuola Navale di Guerra, e con la promozione dell'impiego dei grossi calibri per l'artiglieria navale (Manuale teorico-pratico di artiglieria navale, 1879-81) e dell'uso strategico delle siluranti; fu deputato dal 1890, e tre volte Ministro della Marina del Regno d'Italia nei Governi Pelloux II (1899-1900), Zanardelli (1903) e Sonnino II(1909-10).
Nell'aprile 1903 l'Ammiraglio Bettolo, richiamato al Governo da Giuseppe Zanardelli, succedette quale Ministro della Marina all'Ammiraglio Enrico Costantino Morin, anch'egli Genovese, che, abbandonato l'interim della Marina, assumeva l'incarico degli Affari Esteri nel maggio 1903; immediatamente il nuovo direttore dell'Avanti, il socialista rivoluzionario Enrico Ferri, avviò dalle pagine del giornale una feroce campagna contro il neo-ministro, responsabile - a suo dire - di avere aumentato lo stipendio del presidente del Consiglio Superiore della Marina per indurlo ad approvare un contratto di fornitura di corazze navali per l'ammontare di 20 milioni con le Acciaierie di Terni, e bollato come "corruttore e affarista".
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