Matteo Raeli (Noto, 23 dicembre 1812 – Noto, 26 novembre 1875) è stato un patriota, giurista e politico italiano. Fu Ministro di Grazia e Giustizia e Culti del Regno d'Italia nel Governo Lanza e celebre patriota.
Matteo Raeli nacque a Noto da famiglia agiata, il padre Paolo era membro della Decuria di Noto. Le condizioni economiche della famiglia gli permisero di compiere gli studi, prima a Noto e poi presso la Università degli Studi di Catania, dove si laureò in Giurisprudenza, intraprendendo l'attività di avvocato che esercitò da vero principe del foro. Nel 1839 divenne anch'egli, così come il padre, Decurione a Noto, svolgendo in seno alla Decuria un'attività e un ruolo di primo piano. Gli anni del Decurionato furono quelli in cui cominciò a maturare idee liberali ed antiborboniche e a congiurare assieme ad altri borghesi ed aristocratici.
Il 3 febbraio del 1848 guidò i liberali netini nella rivolta antiborbonica che infiammò la Sicilia e che portò da lì a poco ma per breve tempo la cacciata dei Borbone. Il comitato rivoluzionario indisse nel marzo del 1848 le elezioni per i deputati alla camera dei Comuni del Parlamento rivoluzionario di Palermo. A Noto fu eletto insieme al marchese Giuseppe Trigona. Il Parlamento rivoluzionario acclamò presidente Ruggero Settimo, mentre la Camera dei Comuni e quella dei Pari proclamarono la decadenza del Re Borbone Ferdinando II. Nacque così il nuovo Stato di Sicilia di cui Matteo Raeli assunse la carica di Ministro delle Finanze prima, dell'Interno e della Sicurezza poi. Nel 1849 sotto l'incalzare del generale Filangeri, che entrò a Palermo il 15 maggio, cessò di esistere il giovane Stato Siciliano e i Borboni riacquistando il potere ridiventarono i signori dell'isola. La rappresaglia borbonica si fece sentire sotto forma di condanne a morte ed esili. L'esilio Escluso dall'amnistia per essere stato tra i capi della rivolta, Matteo Raeli scegliendo la via dell'esilio si recò a Malta, assieme a Ruggero Settimo, condividendo le sorti fino alla morte di quest'ultimo. A Malta fu incaricato dal governo Britannico di redigere un codice di diritto coloniale ma nel frattempo intesseva rapporti con i rifugiati siciliani e del resto d'Italia.
Lì strinse amicizia con Nicolò Fabrizi e con lui Raeli si occupò degli aspetti politici e organizzativi, mantenendo i contatti con i Comitati segreti locali del sud est della Sicilia, mobilitando i suoi corrispondenti fin dalla rivolta della Gancia, accreditando Fabrizi tra i liberali moderati, e dando infine il 18 maggio, dopo lo sbarco dei Mille, il segnale della rivolta generale. Fabrizi, da parte sua, si occupò invece degli aspetti logistici e militari della loro missione, che sfociò nello sbarco di Pozzallo del 4 giugno e nella formazione dei Cacciatori del Faro. L'esito della loro comune azione fu la liberazione dai Borboni sia del Val di Noto.
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