Giovanni Vicini (Cento, 20 giugno 1771 – Massa Lombarda, 12 gennaio 1845) è stato un politico e giurista italiano.
Nominato da Napoleone segretario generale del governo cisalpino, giudice e consigliere di revisione e cassazione per la Lombardia. Dopo la caduta di Napoleone si tiene lontano dalla politica, dal 4 febbraio 1831 (dopo i moti insurrezionali di quell'anno) è eletto presidente del Governo Provvisorio di Bologna e della provincia e l'8 febbraio dal Pubblico Palazzo della città dichiara cessato di fatto il potere temporale del Papa. Nello stesso palazzo il 26 febbraio viene eletto dall'Assemblea dei Notabili, costituita dai 41 deputati delle province insorte, presidente della Commissione provvisoria di Governo delle Province Unite Italiane.
In seguito alla resa di Ancona del 26 marzo 1831 non avendo il pontefice Gregorio XVI voluto riconoscere la capitolazione del cardinal Giovanni Antonio Benvenuti, pattuita e ratificata in suo nome, Vicini è costretto a fuggire in esilio prima in Corsica poi a Marsiglia insieme al figlio Timoteo. Tornato in Italia si stabilisce prima in Toscana, poi a Porretta Terme dove conosce e sposa la seconda moglie, Catterina Agostini, e alla fine del 1835 è relegato a Massa Lombarda sotto la politica sorveglianza del cardinale Giuseppe Ugolini, Legato della Provincia di Ferrara.
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