Gian Galeazzo Ciano, detto Galeazzo, conte di Cortellazzo e Buccari (Livorno, 18 marzo 1903 – Verona, 11 gennaio 1944), è stato un diplomatico e politico italiano.
Figlio dell'ammiraglio Costanzo Ciano e di Carolina Pini, nel 1930 sposò Edda Mussolini.
Considerato da molti un enfant prodige, da altri un fatuo enfant gâté o uno snob, aperto alla speculazione e al cinismo, Ciano divenne per i fascisti di Salò un traditore. Giuseppe Bottai lo definì "un uomo diviso in due metà, una eccezionale e l'altra sciatta e superficiale, un uomo colto e dotato e uno ignorante delle cose anche più note, una parte raffinata e distinta, l'altra bassa e volgare, due metà faticosamente tenute insieme...» Aveva una brutta voce nasale e infantile, una voce «di testa» come veniva definita allora; il suo grande complesso che a detta di molti gli impediva di essere un roboante oratore come il suocero.
Ciano aveva due grandi «amori», il padre e Mussolini; a volte sentendo alla radio i discorsi del suocero, veniva preso da un irrefrenabile pianto di devozione. Ciano adulava Mussolini, che considerò il genero un suo possibile successore, ma anche il suo testimone diretto, una specie di "registratore" della Storia che andava tracciando, che potesse tramandare la grandezza del «personaggio» Mussolini, al punto che un giorno regalò al genero una pagina dei propri misteriosi diari.
Mussolini sciorinava commenti e battute spesso salaci e brutali su personaggi, avvenimenti e cose, e amava stupirlo con le sue orchestrazioni oratorie nelle oceaniche adunate di partito. Ciano prendeva nota, ogni giorno: così presero corpo i celebri diari. In questo binomio genero-ministro e suocero-Duce, il consigliere fidato Ciano divenne alla fine un abile condizionatore e manipolatore che sapeva suggestionare e frenare il suo capo, imparando le battute e punti di vista; si può dire che a un certo punto le briglie del potere le tenesse indirettamente in mano Ciano, in buona parte il «catalizzatore» della politica fascista fino al 1943.
Ciano annota che le manie di grandezza di Mussolini presero il sopravvento sulle reali possibilità e necessità dell'Italia, che il suocero aveva più paura di perdere il suo prestigio mondiale che di dichiarare una guerra. La fatale alleanza con la Germania nazista lo indusse ad abbandonare le politiche filo-occidentali sostenute fino all'aggressione dell'Etiopia. La concorrenza di Hitler lo rendeva furioso e intrattabile: aveva ricevuto un colpo duro con le nuove espansioni e vittorie tedesche che cercò, nei limiti del possibile, di pareggiare. Al colpo tedesco di Praga oppose la conquista dell'Albania. Si legò alla vincente Germania nazista col Patto d'Acciaio, per sbattere in faccia alle «demo-plutocrazie» uno strumento con cui poteva incutere timori e paure. Nei primi giorni del settembre del 1939, allo scoppio del conflitto, Mussolini spedì la dichiarazione di guerra all'ambasciata italiana a Berlino pronto a entrare in campo immediatamente. Ciano compì il «miracolo» e fermò la guerra alle porte agendo sul suocero.
Nel 1940 l'Europa crollò sotto il tallone tedesco e Mussolini, furioso per aver perso la grande occasione personale, incolpò e insultò Ciano per questo, definendolo un «imbecille». Entrò in guerra il 10 giugno 1940: Ciano annotò che vi sarebbe entrato lo stesso anche se Inghilterra e Francia avessero accettato tutte le sue rivendicazioni. Continuò la sua guerra parallela: l'Egitto e la Grecia furono le sue mosse sullo scacchiere per emulare Hitler. Il cancelliere tedesco invase l'Unione Sovietica ma avvisò Mussolini, tirandolo giù dal letto nel cuore della notte, a operazione già cominciata.
Fu un'altra onta che consumò di rabbia e invidia Mussolini, il quale subito dichiarò guerra all'URSS. Nel dicembre del 1941 dal fatidico balcone di Palazzo Venezia arrivò a dichiarare guerra persino agli Stati Uniti d'America. Ma la macchina bellica italiana era talmente impreparata, rendendo necessario dappertutto il sostegno tedesco per non soccombere. Quella che sembrava a Mussolini una guerra lampo, diventò una lacerante guerra lunga, che sprofondò l'Italia nel baratro di un disastro senza precedenti. Ciano vide concretizzarsi lo spettro dell'invasione nemica, il bombardamento di Roma, la disperazione popolare.
Ciano cercò di essere il realizzatore dei sogni di megalomania e degli ordini mussoliniani («Si fa del tutto per farlo contento...») e ciò rende la sua figura servile e cortigiana. A lui si deve, tra l'altro, il pieno appoggio all'intervento nella guerra di Spagna, l'ignobile attuazione del delitto dei fratelli Rosselli decisa da Mussolini, la defenestrazione di Starace da segretario del PNF e la sua sostituzione con il difficile amico Ettore Muti, l'impresa della conquista d'Albania, la «non belligeranza» italiana dei «10 mesi», la disastrosa campagna di Grecia, che fu sicuramente l'abnorme errore della vita politica di Ciano.
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