Marco Antonio Parenti - Il 9 novembre 1814 fu nominato segretario della consulta di governo a Mirandola dietro richiesta dell’amico Giampietro Paolucci, che ne aveva la presidenza. Qui subì gli effetti dell’avventura politico-militare di Gioacchino Murat, che, incoraggiato dalla notizia della fuga improvvisa di Napoleone dall’Elba, nell’aprile del 1815 si spinse fino nei territori del Ducato di Modena provocando l’allontanamento di Francesco IV, che tuttavia fece ritorno dopo una settimana con l’appoggio delle armi austriache (11 aprile). In quel frangente, Parenti decise di abbandonare Mirandola e riparare a propria volta a Mantova, da dove rientrò in seguito alla restaurazione del potere ducale. Nel luglio del 1815 fu destinato in qualità di addetto alla Segreteria del governo di Modena e il 6 ottobre 1816 contrasse matrimonio con Margherita Vieti, che morì poco meno di un anno dopo.
Proseguivano nel frattempo gli studi letterari, cui fornì impulso decisivo la distribuzione (1818) del primo tomo della Proposta di alcune correzioni e aggiunte al Vocabolario della Crusca di Vincenzo Monti (Milano 1817), nel solco della quale Parenti diede alla luce i tre volumi di Alcune annotazioni al Dizionario della lingua italiana che si stampa in Bologna (Modena 1820-26).
Dimessosi dall’incarico e stipulate nuove nozze con Marianna Bignardi, nel gennaio 1821, malgrado l’iniziale riluttanza, assunse la direzione di uno dei quattro convitti aperti in luogo dell’Università, quello di Mirandola, e la carica di professore di istituzioni criminali e di giurisprudenza forense, cominciando anche una regolare collaborazione con le Memorie di religione, morale e letteratura dirette da Giuseppe Baraldi e, in seguito, da Pietro Cavedoni, al quale subentrò.
In virtù del suo impegno, le Memorie, osservate con benevolenza da Roma e sorrette anche materialmente dal duca, conobbero una vasta diffusione presso il pubblico dei moderati e dei legittimisti, alimentando un’opposizione risoluta ed energica alle tendenze democratico-liberali, grazie al fervore del gruppo cattolico modenese di ispirazione ultramontana che si riuniva presso l’astronomo Giuseppe Bianchi e si batteva per la conformità degli ordinamenti civili ai princìpi religiosi, la funzione educativa dell’arte e un’idea di patria fondata sul binomio di religione e famiglia.
Allo scadere del mandato di direzione del convitto, ottenne di essere trasferito a diverso incarico: nel 1824 fu allora nominato professore di giurisprudenza criminale nel convitto di Modena.
Negli anni era stato accolto in molte associazioni accademiche: dalla Crusca (1825) all’Arcadia (con lo pseudonimo di Teagene Caunio, custode Loreto Antonio Santucci, 1827-28), dalla Rubiconia dei Filopatridi di Savignano (1849) alla Deputazione di storia patria di Modena (1860). Malgrado la varietà dei suoi interventi (notevoli le dissertazioni sulla mendicità e sul «miglior sistema di rapporti» fra il proprietario e il colono, a stampa Modena nel 1853-54) e l’abbondante produzione poetica, la fama del Parenti letterato restò legata agli studi danteschi, in buona parte ancora inediti.
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