Titta Ruffo, pseudonimo di Ruffo Cafiero (nome) Titta (Pisa, 9 giugno 1877 – Firenze, 5 luglio 1953), è stato un baritono italiano.
A Pisa, sua città natale, ritornò nel 1898 al Teatro Politeama ne Il trovatore e in Lucia di Lammermoor; anni dopo riapparve in Otello, Don Carlo, Ernani e in un suo cavallo di battaglia, Amleto. Dal 1904 al 1929, con l'interruzione della chiamata alle armi per la prima guerra mondiale, cantò grandi ruoli alla Scala, Metropolitan Opera di New York, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Montevideo, San Paolo, Montecarlo, Madrid, Filadelfia, Chicago, Città del Messico, Parigi, Budapest, Barcellona, L'Avana, Portland, Seattle, San Francisco, Los Angeles, Boston, e in tantissimi altri teatri del mondo.
Antifascista, era cognato di Giacomo Matteotti (che aveva sposato la sorella Velia Titta, poetessa), a cui era legatissimo e di cui portò a spalla il feretro. A seguito dell'omicidio del deputato socialista, dal 1924 decise di non cantare più in Italia. Le autorità fasciste lo dichiararono quindi sovversivo. Si ritirò dalle scene nel 1931 e visse in esilio in Svizzera e Francia. Nel 1937, rientrato in patria per una visita familiare, venne arrestato. La mobilitazione internazionale di artisti e intellettuali spinse il governo fascista a rilasciarlo, ma gli fu negato l'espatrio.
Titta Ruffo fu figura artistica rivoluzionaria, paragonata per certi aspetti a quella che fu il quasi coetaneo Enrico Caruso in campo tenorile, sia per le doti vocali eccezionali per volume di timbro, che per quelle interpretative, improntate a una verità drammatica precorritrice di un gusto più vicino alla sensibilità moderna.
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