Pietro Mellaréde - Diplomatico italiano, nato nel 1659 a Montmélian (Savoia), morto a Torino il 19 marzo 1730. Da semplice magistrato di Chambéry divenne uno dei maggiori diplomatici del regno di Vittorio Amedeo II.
Nel 1703 fu inviato in Svizzera per proporre ai Cantoni la neutralità della Savoia: si dimostrò abilissimo e in parte riuscì nell'intento. Nel 1711 si recò a Vienna per negoziare i feudi delle Langhe e seppe far prevalere la tesi del proprio governo. Nel 1712-13 fu al congresso di Utrecht, insieme col marchese Solaro del Borgo e col conte Maffei conseguendo una parte preminente nelle trattative, delle quali lasciò un'ampia relazione. Fu il primo che propose la Sicilia come compenso per il Piemonte e che seppe guadagnare alla propria tesi la regina Anna; per questo si recò anche in Inghilterra. Avendo intuito che la politica della corte imperiale mirava a far dell'Italia un terreno di conquista per la casa d'Austria, propose al congresso di Baden (1714) d'inserire nel trattato un articolo che garantisse la neutralità dell'Italia di fronte alle aspirazioni austriache. Sostenne i diritti regi contro la curia romana, e nel 1715 scrisse una lunga memoria sulle contese con la corte di Roma per la Sicilia. Nel 1717 Vittorio Amedeo II sdoppiò la segreteria di stato nei due dicasteri dell'estero e dell'interno e affidò il secondo al Mellarède.
Provveduto d'una cultura giuridica assai notevole, fu naturalmente portato a vedere molte questioni politiche sotto una prevalente luce giuridica. Le sue annotazioni ad alcuni trattati, come quello di Rastadt, sono dei capolavori di finezza. Come scrittore è ordinato, lucido, preciso; come diplomatico rifugge da preconcetti o da partiti presi. In fondo è un ammiratore della diplomazia francese e della crescente forza dello stato inglese. L'opera del Mellaréde nella diplomazia sabauda non si comprenderebbe senza una tradizione che s'è accresciuta e affinata sino a diventare, agl'inizi del sec. XVIII, una vasta rete diplomatica. Ma il Mellaréde ha pure coscienza del grande passo che il Piemonte ha compiuto nei confronti dei minori stati italiani e della nuova funzione d'equilibrio politico che è chiamato a esercitare.
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