Luzio Alessandro

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Alessandro Luzio (San Severino Marche, 25 settembre 1857 – Mantova, 22 agosto 1946) è stato un giornalista, storico e archivista italiano. 

Inizia la carriera giornalistica presso L'Ordine di Ancona. Fu chiamato, appena venticinquenne, a dirigere "La Gazzetta di Mantova" nell'anno 1882. Nel 1892 Felice Cavallotti iniziò una causa per diffamazione contro il direttore Luzio. Condannato, nel 1893, fu costretto ad abbandonare la direzione della "La Gazzetta di Mantova" scegliendo l'esilio a Vienna. In quella città poté approfondire, avendo accesso a fondamentali inediti d'archivio, lo studio storico sugli eventi che portarono alla morte dei "Martiri di Belfiore".

La documentazione lì raccolta, unita a quanto ricostruito dai documenti mantovani, portarono alla pubblicazione di I martiri di Belfiore e il loro processo. Nella città virgiliana ritornò, una volta graziato, nel 1899 partecipando a un concorso, vinto, da direttore dell'Archivio di Stato. Durante quel periodo ebbe occasione di collaborare con vari storici italiani e stranieri. Particolarmente importante su il suo apporto alla stesura della trilogia sull'Eroe dei due mondi scritta da George Macaulay Trevelyan.

Di fede monarchica, giunse all'apice della carriera di archivista, divenendo nel 1918 responsabile dell'Archivio Sabaudo di Torino. Terminato tale incarico, alla pensione, non prima di essere stato nominato vice presidente dell'Accademia d'Italia, e aver aderito al fascismo, approvando le nefaste leggi razziali, si ritirò a Mantova. In un ritratto che fece di lui, subito dopo la sua scomparsa, Arrigo Cajumi scrive: "Di Alessandro Luzio, spentosi nell'agosto del 1946 senza che la sua scomparsa abbia destato echi o rimpianti diffusi, si narra che, in periodo repubblichino scorrazzasse in camicia nera a dimostrar plaudendo la sua fede; e durante la campagna d'Etiopia avesse composto un poema contro il Negus e cercasse di pubblicarlo pei tipi dell'Accademia d'Italia. Con il suo aspetto di placido ricercatorore, dietro gli occhiali e il cravattino bianco alla Laval, Luzio era un passionale, e oltre le sue personalissime interpretazioni di uomini e fatti, difendeva con il furore degli eruditi le proprie riserve di caccia. Comincio' con una tenace e sproporzionata riabilitazione di Carlo Alberto, e fini' col fare di Cavour un politico di secondo piano, subordinandolo al superiore ingegno di Vittorio Emanuele Secondo ! " 


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