Giuseppe Ignazio Montanari (Bagnacavallo il 15 settembre 1801 - Osimo il 10 dicembre 1871)
Iniziò a studiare nel seminario di Faenza, dove si erano formati letterati famosi come V. Monti e D. Strocchi. Tuttavia, problemi di salute indussero i genitori a trasferirlo a Ravenna, presso il Collegio dei Nobili, dove gli fu maestro di eloquenza P. Farini ed ebbe per compagno F. Mordani, al quale restò legato d'amicizia per tutta la vita.
Nel 1836 il Montanari fu appunto a Roma per un viaggio, ospite di C.E. Muzzarelli, per studiare greco presso il celebre poliglotta G. Mezzofanti e poter frequentare i circoli letterari degli arcadi nonché degli accademici Tiberini, fra i quali venne ascritto. Di poco posteriore fu un viaggio a Firenze, dove si recò per una ricerca genealogica per conto del card. L. Ciacchi che lo mise in contatto con i letterati toscani.
Ma la fama del Montanari resta legata alle Istituzioni di rettorica e belle lettere tratte dalle lezioni di Ugo Blair dal p. Soave, che egli rivide e ampliò.
Il manuale scolastico dello scozzese, già adattato per i lettori italiani dal somasco F. Soave, fu riproposto dal M., che sottopose a revisione critica la storia della letteratura dal punto di vista del classicismo, ribadendo al contempo la validità degli strumenti retorici nella didattica. L’opera, la cui fortuna è testimoniata dall’edizione del 1839 e da numerose ristampe e compendi curati dall'autore stesso, non può essere considerata isolatamente rispetto alla sua concreta attività di docente. È stato osservato (Danzi, p.157) che nelle Istituzioni, con l’influenza del pensiero di B. Puoti, i riferimenti a Dante e la scelta dei modelli e delle traduzioni italiane di passi latini, il M. riaffermò il primato della scuola classica sul piano teorico e pedagogico.
Attratto da un lauto stipendio, nel 1842 il M. lasciò Pesaro per Osimo, accettando l’incarico di docente di retorica nel collegio Campana, offertogli dal cardinale G. Soglia Ceroni che lo aveva conosciuto a Roma. Qui fu scelto per dirigere l’Accademia dei Risorgenti, appena rinata per volontà dello stesso Soglia Ceroni, di cui fece parte anche G.M. Mastai Ferretti, futuro Pio IX. Da Osimo il M. – «Quintiliano moderno» come fu chiamato – non si mosse più, assorbito dall’insegnamento e dagli studi letterari.
Il 26 marzo 1849, forse per essersi espresso contro le riforme della Repubblica Romana, il M. fu gravemente ferito a colpi di pugnale da alcuni sconosciuti, probabilmente appartenenti alla fazione degli «Ammazzarelli». Salvatosi dopo aver invocato s. Giuseppe da Copertino, gli dedicò una biografia (Vita e miracoli di s. Giuseppe da Copertino de' minori conventuali di s. Francesco, Fermo 1851), la cui riuscita lo spinse a comporre una Vita di s. Filippo Neri. Dopo l’episodio del ferimento si registrò in lui un’involuzione politica che lo portò a schierarsi contro ogni tentativo di sovversione.
Nell’ultimo trentennio il Montanari continuò a scrivere, fra le altre, opere di supporto all’attività didattica, come le sillogi Lettere de’ più eccellenti scrittori italiani dalla metà del sec. XVII alla metà del XIX e Lettere di scrittori italiani del sec. XIX, o a ripubblicare lavori nati dall’esperienza di docente, come L’arte di scriver lettere (Firenze 1840). Va ricordato che il M. godette di ottima fama come educatore, attività svolta per quasi mezzo secolo, nella quale adottò un metodo derivato dalla scuola sensista che venne diffuso dai suoi allievi romagnoli e marchigiani.
Gli anni Sessanta videro il Montanari protagonista in due occasioni: nel 1862 quando, impegnato in una polemica contro la legislazione scolastica del Regno d’Italia, partecipò ad adunanze per combattere il sistema di studi «piemontese» e a sostegno del primato della morale cattolica nell’insegnamento, secondo lui base della libertà nazionale (v. la Lettera a sua eccellenza il sig. commendatore Pasquale Stanislao Mancini ministro della pubblica istruzione, Osimo 1862); e quindi nel 1865 allorché, invitato dal comitato organizzatore per i festeggiamenti in Firenze del VI centenario della nascita di Dante, licenziò due saggi all’interno della miscellanea Dante e il suo secolo (Firenze 1865), a fianco di autori quali G. Capponi, T. Mamiani, N. Tommaseo, F.D. Guerrazzi, ecc.: se da un lato ciò rappresentava un riconoscimento nazionale del valore dei suoi studi, dall’altro il suo contributo appariva «inesorabilmente datato», frutto di una «retorica […] inadeguata ad una celebrazione che voleva essere un’indagine anche storicamente fondata».
Tra gli ulteriori lavori del Montanari spiccano le traduzioni dal latino, in particolare l’Arte poetica di Orazio (Parma 1849); Il Catilinario e il Giugurtino di Sallustio (Firenze 1850), lodata da P. Giordani; Delle cose operate presso Velletri nell'anno 1744 e della guerra italica. Commentarii di C. Buonamici (Lucca 1841), lavoro che valse al Montanari il conferimento della cittadinanza lucchese.
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