Giuffrida Ruggeri Vincenzo

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Vincenzo Giuffrida Ruggeri - Nato a Catania il 1° febbraio 1872 da Carmelo Giuffrida e da Caterina Ruggeri, si laureò in medicina e chirurgia presso l'Università di Roma nel 1896 discutendo la tesi Sulla dignità morfologica dei segni detti "degenerativi", pubblicata in Atti della Società romana di antropologia, IV (1896), pp. 127-243, e in volume a Roma nel 1897.

L'argomento della tesi, preparata sotto la direzione del neuropatologo G. Mingazzini, che influì non poco sulla formazione intellettuale e scientifica del giovane, è un chiaro indice del precoce orientamento degli interessi del G. verso l'antropologia normale e patologica, la psicologia e la medicina legale.

Subito dopo la laurea il Giuffrida Ruggeri si trasferì a Reggio nell'Emilia, presso il frenocomio di S. Lazzaro allora diretto da A. Tamburini, ove intraprese una serie di ricerche sull'anatomia del cranio umano, sulla morfologia facciale e su vari caratteri somatici delle popolazioni dell'Italia settentrionale, su argomenti di antropologia normale e patologica. Importante in quel periodo fu il suo contributo alla riorganizzazione del museo e del laboratorio di antropologia dell'Istituto reggiano, ufficialmente inaugurati nel nuovo assetto nel 1899 in occasione delle manifestazioni dedicate al centenario della morte di L. Spallanzani. Trasferitosi nel 1900 con il titolo di assistente presso la cattedra di antropologia dell'Università di Roma diretta da G. Sergi, due anni dopo conseguì la libera docenza in antropologia. Rimase a Roma sei anni, durante i quali ebbe modo di affermarsi come brillante ricercatore, acquisendo notorietà e autorevolezza in campo scientifico e accademico. Socio ordinario della prestigiosa Società di antropologia ed etnologia di Firenze dal 1905, membro della Società romana di antropologia (della quale fu segretario nel biennio 1905-06), nel 1906 partecipò a Milano alla prima riunione degli antropologi italiani nell'ambito del primo congresso dei naturalisti italiani promosso dalla Società italiana di scienze naturali, ove fu eletto segretario della sezione antropologica, e a Monaco al congresso internazionale di antropologia e archeologia preistorica, in cui fece parte della commissione internazionale nominata per unificare le misure antropologiche.

Nel 1906-07 il Giuffrida Ruggeri fu incaricato dell'insegnamento di antropologia presso l'Università di Pavia, introdotto in quell'ateneo nel 1860 e nel 1893 aggregato alla facoltà medica. Il 1° giugno 1907, vinto il relativo concorso, fu nominato straordinario della disciplina e assunse la direzione della cattedra di antropologia dell'Università di Napoli, succedendo a G. Nicolucci. Incaricato altresì della direzione del gabinetto di antropologia, nel 1910 fu dichiarato "stabile". Dopo un viaggio di studio presso i musei antropologici di Vienna, Budapest e Zagabria, nel 1913 ottenne anche l'incarico di etnologia coloniale presso il R. Istituto orientale di Napoli. Divenuto professore ordinario a decorrere dal 1° luglio 1917, il Giuffrida Ruggeri conservò la direzione della cattedra di antropologia dell'Università di Napoli, fondò il Museo antropologico e alimentò una fitta rete di scambi e di confronti con i più autorevoli esponenti del panorama antropologico internazionale.

L'attività di ricercatore del Giuffrida Ruggeri, inizialmente indirizzata in senso prevalentemente craniologico e morfologico, quindi orientata verso argomenti di antropologia generale normale e patologica, fu di rilevante importanza. Attratto dallo studio dei problemi di preistoria e di antropologia relativi alle origini delle popolazioni italiche, sui quali il Sergi aveva gettato nuova luce risvegliando l'interesse degli specialisti, aderì al movimento neomonogenista che si andava affermando in Germania agli inizi del secolo divenendo un sostenitore convinto, non infrequentemente con tono polemico anche aspro, dell'evoluzione autonoma precoce della specie umana con esclusione degli antropoidi dall'antropogenesi. Si allontanava in tal modo dalle posizioni del Sergi che, sostenendo il concetto della stabilità delle forme umane e in generale delle forme organiche, era attestato su concezioni assai vicine alle teorie cosiddette poligeniste. Pur ancorato all'inamovibile punto fermo della fondamentale unità anatomo-fisiologica dell'uomo e dell'unicità del philum umano, il Giuffrida Ruggeri ammise l'esistenza di vari precoci centri specifici per l'evoluzione somatica delle razze; attento ai progressi delle conoscenze in campo biologico e zoologico, aderì alle nuove idee sul mutazionismo, sull'eredità mendeliana, sull'ologenesi, e propose una nuova classificazione dell'umanità considerata come una specie collettiva nella quale è possibile distinguere 9 specie elementari. Studiò, oltre alle popolazioni italiche, numerosi gruppi etnici di varie parti del mondo. Espose i suoi concetti e i risultati dei suoi studi in alcuni libri.


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