Miceli Luigi Alfonso

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Luigi Alfonso Miceli (Longobardi, 7 giugno 1824 – Roma, 30 dicembre 1906) è stato un patriota e politico italiano, mazziniano e poi garibaldino, fu deputato, ministro e senatore del Regno.

Miceli si laurea in legge; entrato ventenne nella Giovane Italia (1844), coopera alla preparazione dell'insurrezione calabrese del settembre 1847 e, dopo il colpo di Stato reazionario del 15 maggio 1848 da parte di Ferdinando II delle Due Sicilie, è segretario del comitato insurrezionale in Calabria. In seguito al fallimento moti calabresi del 1848 deve fuggire prima a Roma e poi a Genova: accorre in aiuto della Repubblica Romana (1849) e va poi esule a Genova dove vive insegnando lettere in un collegio. Viene condannato a nove anni di ferri dalla Gran Corte Criminale di Calabria Citra in contumacia nel 1855.

Spostatosi su posizioni politiche più moderate, nel 1878 è ministro dell'Agricoltura nel Governo Cairoli III (1879-1881) e nei Governi Crispi I e Crispi II (1888-1891). Fu anche vicepresidente della Camera dal 1886 al 1888. Il 17 novembre 1898 fu nominato Senatore del Regno.[2] Importanti le sue dure invettive contro il Maggiore Pietro Fumel lo accusava di agire contro i briganti cosentini e calabresi uccidendo e agendo in spregio a ogni regola del diritto e soprattutto confondendo le proteste popolari per il diritto agli usi civici delle terre demaniali silane con la guerra contro il brigantaggio.[senza fonte]


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