Alfonso III d'Avalos d'Aquino d'Aragona, I Principe di Francavilla e Montesarchio (Ischia, 25 maggio 1502 – Vigevano, 31 marzo 1546), è stato un condottiero italiano.
Combatté a fianco del cugino Fernando Francesco d'Avalos nella Battaglia di Pavia (1525), distinguendosi in due fasi diverse. All'inizio, guidò l'avanguardia imperiale costituita da 3 000 uomini, per metà lanzichenecchi tedeschi armati di picca e per metà achibugieri spagnoli, che indossano camicie bianche per riconoscersi nel buio. Dopo aver preso il Castello di Mirabello, fu costretto a ritirarsi per non trovarsi in posizione isolata rispetto al resto dell'esercito imperiale. Più tardi, partecipò a una fase critica della battaglia in cui i tercios spagnoli sconfissero la rinomata fanteria svizzera al servizio della Francia sotto il comando di Robert de la Marck, signore di Fleuranges (odierno Florange). Questo successo fu conseguito anche grazie alla sortita della guarnigione di Pavia comandata da Antonio de Leyva che prese alle spalle l'esercito francese.
Nel 1525 Carlo V concesse ad Alfonso il feudo di Castelleone, nella cui titolarità egli venne confermato da Francesco II Sforza nel 1531. Il 25 agosto del 1526 il d'Avalos venne investito del titolo di marchese di Castelnuovo Scrivia. Nel 1531 ricevette il titolo di conte di Castellazzo Bormida.
Venne fatto prigioniero da Andrea Doria durante l'assedio di Napoli del 1528.
Nella distribuzione a favore dei nobili rimasti fedeli alla Spagna voluta da Carlo V nel 1529 dei beni confiscati alla nobiltà filofrancese del regno di Napoli, Alfonso d'Avalos ricevette diversi feudi. Per mezzo del diploma spedito dalla città di Ratisbona in data 28 luglio 1532, l'imperatore donò al d'Avalos e ai suoi eredi e successori i seguenti beni: Montesarchio (col titolo di principe), Castelpagano, Cervinara, Rotondi, Airola, Vico di Pantano, Bisaccia, Valle di Vitulano, Procida. A questi si aggiungevano: una casa posta nella piazza di Nilo di Napoli; il dritto di compra spettante alla regia Corte sui castelli di Colle e Circello, devoluti al regio demanio in seguito alla ribellione di Giovan Vincenzo Carafa, Marchese di Montesarchio; la terra di Pescara col titolo di Marchese, similmente ricaduta al fisco a causa del delitto di fellonia commesso dalla città di Chieti; il castello di Baranello posto nella provincia di Molise, in precedenza appartenuto al ribelle Antonio Sanfelice; il dritto che spettava alla regia Corte di ricomprare la città di Lettere e i casali di Angri, Gragnano, Pimonte, Franchi e Positano, devoluti al regio demanio a causa della ribellione di Carlo de Miroballo; una rendita annua di ducati 3 600 sui dritti fiscali delle città e terre precedentemente menzionate.
Comandò l'esercito imperiale in Italia durante la Guerra d'Italia del 1542-1546 e fu sconfitto dai francesi nella battaglia di Ceresole.
Fu governatore di Milano dal 1538 al 1546.
Fu probabilmente responsabile dell'assassinio a Pavia di Cesare Fregoso e di Antonio Rincon, avvenuto il 3 luglio 1541.
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