Giuseppe Pitrè (Palermo, 22 dicembre 1841 – Palermo, 10 aprile 1916) è stato uno scrittore, medico, letterato e etnologo italiano.
Noto soprattutto per il suo pionieristico lavoro nell'ambito del folclore siciliano, la museografia e la cultura materiale, fu il più importante ricercatore e studioso di tradizioni popolari siciliane, nonché l'iniziatore degli studi folklorici in Italia. Giuseppe Cocchiara, etnologo e preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo nonché prosecutore della sua opera, disse di lui: «… la sua opera monumentale resta pietra miliare per la ricchezza e la vastità d'informazioni nel campo del folclore, in cui nessuno ha raccolto “come e quanto” lo scrittore palermitano…».
Nella seconda metà dell'Ottocento, aprì la via al lavoro di altri etnologi della scuola palermitana di etnologia (tra cui Giuseppe Cocchiara, Salvatore Salomone Marino ed altri), di cui è indubbiamente il fondatore, oltreché esser stato d'ispirazione sia a Luigi Capuana, che nel suo repertorio trovò materiale per le proprie fiabe, sia a Giovanni Verga, che si ispirò a lui per le «tinte schiette» e le particolari usanze del suo mondo di umili e perfino per argomenti specifici di alcune novelle come Guerra di Santi. Rosa Balistreri inoltre musicò versi tradizionali presenti nei suoi studi per dar vita ad alcune canzoni popolari del suo repertorio.
Nel 1914, fu tra l'altro nominato senatore del Regno d'Italia.
Negli anni ottanta lo Stato italiano, vista l'importanza delle sue opere, decise di finanziare una nuova realizzazione dell’opera omnia, in una "Edizione Nazionale" di tutti i suoi scritti, sulla base del precedente lavoro diretto da Giovanni Gentile negli anni '40.
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