Dopo aver iniziato il suo percorso universitario a Pavia, seguendo i corsi di medicina, fece ritorno a Milano ed entrò nel seminario teologico. Ordinato sacerdote nel 1830, scelse la via dell’insegnamento e divenne professore di retorica nel seminario liceale di S. Pietro Martire a Seveso.
Il 1841 fu un anno cruciale nella vita di Pestalozza: divenne professore di filosofia nel seminario filosofico di Monza, ricoprendo il ruolo che era stato di Nazaro Vitali, e conobbe Antonio Rosmini. Quello con l’abate fu un incontro che lo segnò per il resto della sua vita e dal quale nacque un’intima e profonda amicizia, testimoniataci dalla fitta e affettuosa corrispondenza – consistente in circa settanta lettere – che i due intellettuali intrattennero. Dalla comunanza spirituale con Rosmini germinò l’intera elaborazione teorico-filosofica di Pestalozza, a partire dal suo testo più noto, il manuale in quattro volumi dal titolo Elementi di filosofia, pubblicato per la prima volta a Milano nel 1845 e di cui, dieci anni più tardi, vide la luce l’edizione definitiva, con una dedica proprio a Rosmini.
Nominato censore ecclesiastico il 2 marzo 1850 dall’Arcivescovo di Milano, Bartolomeo Carlo Romilli, nel 1855 Pestalozza assistette Rosmini, assieme ad Alessandro Manzoni, nel periodo di malattia che lo condusse alla morte. Soltanto nel 1858 poté tornare a insegnare e fu nominato docente di filosofia dapprima nel Collegio Calchi-Taeggi e in seguito nel liceo Beccaria.
Dopo la vasta opera di divulgazione del pensiero rosminiano, Pestalozza si dedicò a scritti di carattere differente, che, incentrati su un tema apparentemente irrilevante quale l’educazione dei bachi da seta giapponesi, testimoniavano sia il temperamento poliedrico dell’autore, sia l’afflato sociale del suo cattolicesimo liberale, dato che in essi venivano forniti numerosi consigli pratici per far rifiorire l’industria sericola lombarda, introducendo appunto i bachi provenienti dal Giappone. Le operette in questione, edite a Milano e risalenti rispettivamente al 1863, al 1864 e al 1866, furono: I bachi del Giappone. Memoria, che conobbe ben cinque edizioni, delle quali l’ultima postuma e la quarta rivista e largamente accresciuta; Agli educatori dei bachi giapponesi. Suggerimenti e Guida del bigattiere nel governo dei bachi giapponesi.
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