Gioacchino Limberti (Prato, 15 luglio 1821 – Scandicci, 27 ottobre 1874) è stato un arcivescovo cattolico italiano, arcivescovo di Firenze dal 1857 al 1874.
Pio IX durante una solenne cerimonia nel Duomo di Firenze lo consacrò assieme ad altri nuovi vescovi toscani il 23 agosto di quell'anno.
Il suo arcivescovado, in piena epoca risorgimentale, fu tra i più difficili della storia fiorentina e molti storici concordano su come il Limberti non fosse forse all'altezza delle sue responsabilità.
Quando Firenze fu capitale d'Italia (1865-1871) il Limberti si trovò improvvisamente in una posizione di primo piano, e a lui si rivolsero altri vescovi e semplici fedeli perché perorasse qualche loro causa presso il governo del Regno. Egli si dispose con animo a questa attività, oltre a quelle consuetudinarie del suo ruolo: compì una completa visita delle parrocchie e curò i suoi diocesani. Attaccato però dalla massoneria, combattuto da alcuni ecclesiastici scismatici, che avevano fondato una pseudo società caritativa per i preti, e chiamato in causa per difendere il pontefice "prigioniero" e gli interessi vaticani dopo la Breccia di Porta Pia, fu impreparato a una situazione così ardua e manifestò in un certo senso la sua debolezza.
I movimenti cattolici ebbero inizio durante il suo episcopato, ma fu solo con l'arcivescovo Alfonso Maria Mistrangelo che essi ebbero una sede stabile a Firenze. Partecipò anche al Concilio Vaticano I.
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