Camillo Boldoni (Barletta, 15 novembre 1815 – Napoli, 3 gennaio 1898) è stato un patriota e ufficiale italiano. Difensore di Venezia durante la Prima Guerra di Indipendenza, comandante del reggimento Cacciatori degli Appennini nella Seconda Guerra di Indipendenza, inviato di Cavour nel mezzogiorno continentale mentre era in corso la Spedizione dei Mille, Colonnello Capo Militare della Insurrezione Lucana e nel Barese.
Camillo Boldoni nacque dal colonnello Michele, napoletano (ma originario di Brescia) e da Berenice Starace, figlia di un capitano murattiano, tale Giuseppe Starace, difensore d'ufficio di Gioacchino Murat; l'appassionata difesa gli costò il grado e la carriera. Frequentò (negli anni che vanno dal 1826 al 1835) gli studi militari nel Real Collegio Militare della Nunziatella, al termine dei quali fu nominato ufficiale dell'artiglieria napoletana, con il grado di alfiere. Fino al maggio del 1848 gli incarichi di Camillo Boldoni si alternarono tra l'Artiglieria ed il Genio, le due Armi in cui erano specializzati gli ufficiali che, all'epoca, uscivano dalla "Nunziatella". Nel frattempo si era sposato ed era nata la sua primogenita, Giuseppina. Coinvolto nei moti del 1848, durante la Prima Guerra di Indipendenza fu tra gli ufficiali del corpo di spedizione inviato da Ferdinando II di Borbone dopo la dichiarazione di guerra all'Austria. Quando il Re di Napoli - venuto a sapere che il Papa Pio IX, nel concistoro tenuto il 29 aprile 1848, aveva affermato di non poter fare guerra all'Austria - ordinò il rientro delle sue truppe; Boldoni fu tra quegli ufficiali ( Carlo e Luigi Mezzacapo, Ulloa, Cosenz e Rosaroll) che rifiutarono il rientro e, al comando del generale Guglielmo Pepe. Pepe chiamò a sé Boldoni, Cosenz e Nigra il 27 maggio 1848, impegnandoli a trattenere i renitenti. Il 3 giugno 1848 Boldoni era a Rimini e leggeva agli ufficiali e ai soldati un proclama contenente l'invito a passare, con lo stesso grado e soldo, nella Nuova Armata Lombarda. Nel frattempo la seconda divisione borbonica era arrivata a Bologna e Pepe la fese stazionare sulle sponde del Po, a Francolino. Il 7 giugno 1848 Pepe affidò a Boldoni la mezza batteria di cannoni ricevuta dall'esercito pontificio e gli ordinò di passare il Po a Pontelagoscuro e di proseguire per Rovigo. A Pepe restavano solo duemila soldati dei sedicimila partiti da Napoli e li condusse a Padova
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