Cesare Merzagora (Milano, 9 novembre 1898 – Roma, 1º maggio 1991) è stato un politico italiano. Fu presidente del Senato della Repubblica dal 1953 al 1967, e come tale supplì il presidente della Repubblica Segni da agosto a dicembre 1964.
Fu presidente del Senato dal 25 giugno 1953 al 7 novembre 1967, durante tutta la II, III e per quasi tutta la IV Legislatura. Eletto all'età di 54 anni 7 mesi e 16 giorni, rimane il secondo più giovane presidente della storia repubblicana.
All'elezione del presidente della Repubblica del 1955, Merzagora fu candidato dal segretario nazionale della DC, Amintore Fanfani, ma non riscosse mai l'unanimità dei consensi del partito cattolico. Già al secondo scrutinio, infatti, la sinistra DC si espresse ufficialmente per Giovanni Gronchi, fautore dell'apertura politica a sinistra, che raggiunse 127 voti. Gronchi, sostenuto dal sempre più potente presidente dell'Eni, Enrico Mattei, e sponsorizzato sottobanco da Pietro Nenni, divenne anche il candidato di riferimento della corrente di destra del partito, da Guido Gonella a Giulio Andreotti, che intendeva negoziare il suo lasciapassare a Gronchi in cambio della nomina di Giuseppe Pella alla presidenza del Consiglio dei ministri. La candidatura Merzagora fu allora ritirata. Su Gronchi, che fu eletto al quarto scrutinio, confluirono i voti di gran parte della DC, delle opposizioni di sinistra e dei missini. Merzagora ottenne tra i 12 e i 18 voti nella successiva elezione del presidente della Repubblica del 1962, nella quale risultò eletto Antonio Segni.
In occasione della crisi del governo Pella nell'inverno 1954 e di quella del primo governo Moro nell'estate 1964, Merzagora si propose come eventuale capo di un governo di emergenza, il quale affrancandosi dalla morsa sempre più stringente dei partiti avrebbe dovuto condurre in porto una serie di importanti riforme, fra cui una revisione della Costituzione.
Nell'ambito del paventato Piano Solo, il generale Giovanni De Lorenzo avrebbe previsto l'instaurazione di un nuovo governo presieduto da Merzagora, in virtù di una presunta comune appartenenza alla Loggia massonica "coperta" «Giustizia e Libertà».
Dal 10 agosto al 29 dicembre 1964, a seguito della grave malattia e delle successive dimissioni del presidente della Repubblica Antonio Segni, sopperì alle funzioni del capo dello Stato come presidente supplente della Repubblica (in qualità di presidente del Senato); fu il primo e finora unico caso, nella storia dell'Italia repubblicana, di sostituzione per impedimento fisico del capo dello Stato in carica. Il 6 dicembre 1964, dopo le dimissioni di Antonio Segni, assunse la piena responsabilità del capo dello Stato durante la vacanza fino all'insediamento di Giuseppe Saragat alla presidenza della Repubblica.
Presidente delle Assicurazioni Generali dal 1968 al 1979, in seguito ne fu presidente onorario. Nel 1970, pur rimanendo al vertice della compagnia assicurativa, fu per otto mesi presidente della Montedison portando pubblicamente alla luce l'esistenza di fondi neri. Fu anche tra i primi a mettere in guardia la Banca d'Italia sulle attività di Michele Sindona.
Dal 1963 senatore a vita, è rimasto in carica in tale ruolo per oltre 28 anni.
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