Ernesto Breda (Campo San Martino, 6 settembre 1852 – Milano, 6 novembre 1918) è stato un ingegnere e imprenditore italiano, fondatore della Società Italiana Ernesto Breda per Costruzioni Meccaniche o semplicemente “Breda”, che da lui prese il nome.
La famiglia Breda era impegnata nell'attività estrattiva di ghiaia ed il cugino Vincenzo Stefano Breda era presidente della Società Veneta di Imprese e Costruzioni Pubbliche, una delle più attive imprese della seconda metà dell'Ottocento. Ernesto Breda si laureò a Padova in ingegneria ed iniziò a lavorare nell'azienda presieduta dal cugino, per la quale ebbe modo di effettuare viaggi di lavoro all'estero. Nel 1886 rilevò L'Elvetica, un'officina meccanica di Milano che si trovava in liquidazione, e la rinominò “Accomandita Ing. Ernesto Breda & C.”. Breda si trasferì a vivere a Milano, anche se tra il 1899 ed il 1903 ricoprì la carica di sindaco nel proprio paese natale. Sempre nel 1903, data la necessità di espandere la produzione, acquistò dei terreni agricoli a Sesto San Giovanni e nel comune autonomo di Niguarda, dove sorgeranno i grandi stabilimenti Breda che daranno lavoro a migliaia di operai per tutto il Novecento; dei terreni sestesi faceva parte anche la Villa Torretta, del XVI secolo, che Breda trasformò in alloggio per i dipendenti, adattandone gli interni per ospitare più famiglie. Sotto la gestione di Ernesto Breda l'azienda rinnovò il parco macchine e si specializzò nelle costruzioni ferroviarie, accrescendo notevolmente il suo giro d'affari. Con la prima guerra mondiale Ernesto Breda entrò a far parte, con altri industriali, del comitato centrale per la mobilitazione industriale, organo di consultazione tra ministri, militari e imprenditori in cui si stabilivano l'assegnazione di commesse legate allo sforzo bellico. La Breda si specializzò anche nelle costruzioni aeronautiche, diventando un grosso complesso industriale. Ernesto Breda morì nel 1918; Giovanni Breda ereditò dal padre la direzione dell'azienda, la cui amministrazione fu presto affidata al conte Guido Sagramoso che manterrà l'incarico fino al 1944, ma con le sue dimissioni, nel 1933, la famiglia ne sarebbe uscita completamente.
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