Francesco Maria Piave (Murano, 18 maggio 1810 – Milano, 5 marzo 1876) è stato un librettista, traduttore, critico d'arte e impresario teatrale italiano.
Figlio di Giuseppe Piave e di Elisabetta Casarini, nacque nel 1810 in una famiglia benestante, legata all'industria del vetro. Dal 1808 il padre era podestà del comune di Murano durante il periodo napoleonico, e ricoprì questo incarico fino al 1816. Cominciati per volere del padre gli studi ecclesiastici presso il Seminario Patriarcale di Venezia, il giovane Piave li interruppe nel 1827. In seguito Piave studiò materie letterarie a Roma, dove si era trasferito con la famiglia. Nella capitale pontificia divenne socio dell'Accademia tiberina, ove conobbe il letterato Jacopo Ferretti (con cui strinse un'amicizia sfociata in una corrispondenza epistolare che tuttora aiuta a ricostruire la sua vita) e il poeta romanesco Giuseppe Gioachino Belli, che gli dedicò un sonetto; divenne anche socio dell'Accademia dell'Arcadia. Nell'estate del 1838 morì il padre e Piave decise di ritornare a Venezia, dove giunse il 6 settembre, ricongiungendosi alla famiglia già rientrata. Trovò lavoro come revisore-correttore presso il tipografo Giuseppe Antonelli, probabilmente già conosciuto in giovanissima età; Antonelli venne presto considerato, come Piave scrisse in una lettera al Ferretti, «piucche padre». Presso Antonelli iniziò l'attività di traduttore. Ben presto si avvicinò al giornalismo, entrando alla Gazzetta Privilegiata di Venezia; per la testata scrisse numerosi articoli, soprattutto di critica d'arte.
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