Antonio Cesari (Verona, 17 gennaio 1760 – Ravenna, 1º ottobre 1828) è stato un linguista, scrittore e letterato italiano.
Appartenente alla congregazione dell'oratorio di San Filippo Neri, fu il teorico del Purismo del XIX secolo. Nella sua Dissertazione sullo stato presente della lingua italiana del 1808 – 1809, propose quale esclusivo modello linguistico il tosco-fiorentino del Trecento la cui eccellenza, a suo dire, appariva in tutti gli scritti anche non letterari di quel periodo.
Le sue teorie, che si rifanno alle proposte nelle Prose della volgar lingua del Bembo, volevano essere una reazione all'"imbarbarimento" della lingua italiana avvenuto nel Settecento per l'influsso delle dominanti culture inglese e, specialmente francese. Queste tesi furono difese per tutta la vita e in tutte le opere: nella sua nuova edizione del Vocabolario della Crusca, 1806 – 1811, che comprendeva solo vocaboli utilizzati dagli scrittori anche minori del Trecento, nel dialogo Le Grazie (1813), nelle traduzioni delle Odi di Orazio e delle commedie di Terenzio. Si attenengono al purismo classicista anche le sue traduzioni dell'episodio della Matrona di Efeso, tratto dal Satyricon di Petronio, delle Epistulae di Cicerone e dell'orazione Pro Milone.
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