Ambrogio Damiano Achille Ratti nasce il 31 maggio del 1857 a Desio, figlio di Francesco e di Teresa Galli.
Entrato in seminario a soli dieci anni, si sposta nel Collegio San Carlo a Milano, per poi ottenere la licenza liceale al "Parini". Dopo essere entrato nel Seminario teologico di Milano, viene trasferito al Seminario Lombardo di Roma nell'ottobre del 1879: due mesi più tardi viene ordinato sacerdote.
Nel 1912 Don Achille Ratti viene chiamato da Papa Pio X a Roma come vice prefetto della Biblioteca Vaticana: due anni più tardi diventa prefetto. Nel 1918, tuttavia, deve abbandonare il compito: Papa Benedetto XV, infatti, lo invia in Lituania e in Polonia per ricostituire la Chiesa dopo la grande guerra.
Il 22 gennaio del 1922 muore Benedetto XV; il 2 febbraio 53 cardinali si riuniscono in Conclave, e quattro giorni dopo la fumata bianca sancisce l'elezione a Papa di Achille Ratti, che ottiene 42 voti. Il cardinale brianzolo sceglie il nome di Pio XI, e dalla loggia esterna di San Pietro (chiusa da oltre cinquant'anni, da quando il Vaticano era stato inglobato nel Regno d'Italia) impartisce la benedizione Urbi et orbi. In effetti uno dei punti programmatici del nuovo Pontefice va individuato nella riconciliazione tra l'Italia e la Santa Sede, all'insegna del motto da lui scelto "Pax Christi in regno Christi".
Nel 1937, Papa Pio XI si scaglia contro il nazionalsocialismo tedesco e il comunismo stalinista sovietico, le due ideologie politiche totalitarie e violente che condizionano i destini dell'Europa in quel momento: l'enciclica "Mit Brennender Sorge" ("Con viva ansia") del 14 marzo è indirizzata al Reich nazista, mentre la "Divini Redemptoris" del 19 marzo è diretta al comunismo ateo. Ratti parla di un comunismo che ha distrutto la civiltà e la religione cristiana, con la condanna ai lavori forzati di sacerdoti e vescovi, mentre, a proposito di quel che accade in Germania, sottolinea l'illegalità delle violente misure adottate, oltre alla necessità di consentire la manifestazione libera della propria volontà.
Nel febbraio del 1939, in occasione del decimo anniversario della conciliazione con lo Stato, il Pontefice convoca tutti i vescovi italiani a Roma. Papa Pio XI, tuttavia, muore il 10 febbraio, a causa di un attacco cardiaco conseguente a una lunga malattia: il giorno dopo avrebbe dovuto pronunciare un discorso, studiato da tempo, in cui avrebbe denunciato le persecuzioni razziali tedesche e la violazione da parte del governo fascista dei Patti Lateranensi. Il discorso viene fatto distruggere dal Cardinal Segretario di Stato Pacelli, desideroso di stabilire relazioni serene con l'Italia e con la Germania.
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