Papa Clemente XI

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Papa Clemente XI, in latino: Clemens PP. XI, nato Giovanni Francesco Albani (Urbino, 23 luglio 1649 – Roma, 19 marzo 1721), è stato il 243º papa della Chiesa cattolica dal 1700 alla sua morte.

Nato il 23 luglio 1649 a Urbino (secondo altre fonti a Pesaro) da Carlo Albani e Elena Mosca (entrambi nobili), fu il primogenito della famiglia. Gli Albani erano una nobile famiglia di origine albanese, mentre la madre Elena apparteneva alla famiglia dei marchesi Mosca di Pesaro, d'antiche origini lombarde (più precisamente, bergamasche). Durante il pontificato di Urbano VIII (1623-1644) il nonno del futuro pontefice, Orazio, aveva ricoperto la carica di Senatore di Roma (all'epoca carica monocratica). Suo padre era imparentato con il cardinale Gian Girolamo Albani. All'età di 11 anni Giovanni Francesco fu condotto a Roma e fu iscritto al Collegio dei Gesuiti, dove si svolse tutta la sua formazione. Studiò il greco antico sotto la direzione del famoso grecista francese Pierre Poussines S.J., che comprese e incoraggiò la sua predisposizione per le lingue classiche.

Completò gli studi ginnasiali nel 1660. Dotato di un notevole talento per le lingue, imparò a tradurre dal latino e dal greco antico. In età giovanile tradusse in latino un'omelia di Sofronio di Gerusalemme sui santi Pietro e Paolo e l'elogio di S. Marco Evangelista del diacono Procopio. La traduzione di Procopio verrà inserita dai Bollandisti nell'Act. SS. Tom. III.April. Negli stessi anni rinvenì nel monastero di Grottaferrata e tradusse in latino la seconda parte del Menologio di Basilio II.

S'iscrisse all'Università di Roma e si laureò in utroque iure. Ad Urbino conseguì il titolo di dottore (1668). Nel giro di pochi anni la sua fama portò Cristina di Svezia a volerlo nella sua Accademia, grazie alla presentazione fatta dal cardinale Decio Azzolino. Quest'ambiente letterario colto era frequentato da letterati, poeti, pittori, musicisti tra i più famosi del tempo[5] Giurista, nel 1673 elaborò gli statuti sinodali di Farfa e di Subiaco. Scrisse il testo che fu approvato e promulgato da papa Innocenzo XII con la bolla Romanum decet pontificem (contenente la famosa condanna del nepotismo). Grazie alla sua competenza ed alla sua conoscenza dei meccanismi di governo della Chiesa, fu inoltre consigliere di Alessandro VIII Ottoboni (1689-1691) e di Innocenzo XII Pignatelli (1691-1700). Divenne noto, all'interno della Curia romana, inoltre, come uomo integerrimo e scevro da corruttele e nepotismo. Papa Ottoboni lo consultò prima di sancire l'annullamento delle decisioni dell'assemblea episcopale francese (costituzione apostolica Inter Multiplices, approvata il 4 agosto 1690). Da parte sua, Papa Pignatelli utilizzò i suoi consigli quando, immediatamente dopo l'elezione, dovette effettuare le nomine ai vertici dei dicasteri della Curia romana. Nel 1700, richiesto di un parere da parte del re di Spagna Carlo II (che non aveva figli propri) prima di rispondere si servì dei consigli di tre cardinali, tra cui l'Albani. Il re accolse il suggerimento papale e fece testamento in favore di Filippo d'Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV. Fu ordinato sacerdote nel mese di settembre 1700. Prese parte a due conclavi: quello del 1691 e quello del 1700, che lo vide eletto.


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