Gaetano Palloni (Montevarchi, settembre 1776 – Livorno, 17 febbraio 1830) è stato un medico e accademico italiano.
Figlio di Alessandro Palloni e Caterina Carbonai, borghesi ma non ricchi montevarchini, fece i suoi primi studi nella cittadina valdarnese e, pur non avendo precettori di spessore, «arrivò di buon ora a conoscer profondamente la lingua di Virgilio, a ornarsi in ogni modo di lettere , e ad esser versatissimo in vari rami di filosofia». E non pare questa essere una esagerazione visto che quando, all'età di 18 anni, decise di iscriversi alla facoltà di medicina dell'Università di Pisa, non avendo la famiglia il denaro necessario per mantenere il figlio agli studi, Palloni si appellò al Granduca Ferdinando III di Toscana con una supplica che non solo il sovrano accolse con favore ma che gli permise, in via del tutto eccezionale, di ottenere l'accesso gratuito agli studi universitari. I successi fiorentini Terminata la carriera universitaria con lode nella laurea dottorale, si portò a Firenze e lì si applicò ai due anni di pratica e di tirocinio obbligatori, all'epoca, per poter accedere all'esame di abilitazione alla professione medica. Durante questo periodo si dedicò particolarmente allo studio dell'anatomia patologica, branca ancora agli albori della medicina moderna, e al perfezionamento dell'inglese e del francese. Da medico abilitato, l'Antologia fiorentina diretta da Gino Capponi lo descrive «conoscitore delle scienze ausiliarie della Medicina, egli era profondissimo nello studio della patologia, non che in quello de' classici medici sì antichi che moderni. Possedeva un sommo criterio medico per le diagnosi, e un occhio espertissimo per le prognosi. Seguace dell'eccletismo, medicava colla semplicità del Redi, del Cocchi e di Francesco Vacca. Era nemico dei medici sistemi, ma non isdegnava raccogliere le verità e i fatti pratici che ciascuno di essi contiene [...] A queste solide doti, accompagnava il Palloni una somma prudenza, una grande attenzione e assiduità verso i malati, un contegno franco, nobile e gentile, e dei modi dolci e consolanti. Conosceva inoltre il mezzo di rendersi amico l'animo nel malato, e di render meno dura la morte, quando non potea sostenersi la vita.» La fama che via via Palloni si acquistò sia come medico che come studioso gli valsero, nel 1796, l'elezione a membro dell'Accademia dei Georgofili, dove lesse varie sue produzioni, e poco dopo fu ascritto all'Accademia fiorentina, presso la quale pure si distinse con vari altri lavori. Divenuto, nel tempo, esperto epidemiologo, il Governo granducale lo chiamò ad esaminare e ad intervenire su un'epizozia, un'epidemia animale, che infieriva da qualche tempo tra il bestiame del Valdarno e che si estinse proprio grazie al suo nuovo codice di profilassi medico-veterinaria. Sempre su incarico regio ebbe la titolarità dell'ambulatorio epidemiologico presso l'Ospedale Bonifacio per gestire la quarantena e la cura di una epidemia di tifo. Anche in questa occasione Palloni con successo debellò il contagio e ne impedì la propagazaione in tutta Firenze.
Nel 1798, non appena Edward Jenner pubblicò i risultati positivi dei suoi esperimenti sulla vaccinazione contro il vaiolo, Palloni si dedicò alla sensibilizzazione degli ambienti scientifici toscani e italiani e alla diffusione del vaccino. Inviò alcuni campioni del composto ai medici di provincia accompagnati dalle corrette istruzioni d'uso, che diverranno poi una pubblicazione scientifica, e di persona si recò in Mugello e in Casentino per accertarsi sul campo se gli armenti di quelle valli fossero affetti da cowpox lasciando, nel caso, indicazioni sui corretti trattamenti veterinari della malattia. Ormai considerato un luminare, con titolarità di cattedra sia al Bonifacio che all'Santa Maria Nuova, per motuproprio di Ludovico I di Borbone, venne nominato Professore onorario dell'Università di Pisa e Lettore in Firenze delle malattie dell'infanzia, cattedra non esistente prima d'allora e creata espressamente per lui tanto che si può considerare Palloni il padre della pediatria moderna e non solo in Italia
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