Francesco Zantedeschi (Dolcè, 18 agosto 1797 – Padova, 29 marzo 1873) è stato un presbitero e fisico italiano.
Vissuto in un secolo in cui ormai la scienza tendeva inevitabilmente verso la specializzazione, l'abate Zantedeschi può considerarsi al contrario un esempio di eclettismo del sapere per la vastità dei suoi interessi culturali e scientifici, testimoniata da una quantità impressionante di manoscritti e pubblicazioni (attualmente conservati in parte alla Biblioteca Civica di Verona e in parte all'Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona).
Nel 1838 ottenne la cattedra di fisica e matematica applicata al liceo di Santa Caterina di Venezia, dove trovò un ambiente ideale per proseguire le sue ricerche nel campo della fisica sperimentale: un laboratorio di prim'ordine, un "macchinista" d'eccezione (Francesco Cobres) oltre a un collegamento con l'Università di Padova. Poco tempo dopo gli fu assegnata anche la cattedra di storia naturale generale e la direzione dell'orto botanico annesso al liceo.
Nel luglio 1849 fu nominato professore di fisica sperimentale nell'Università di Padova, ma fu costretto ad abbandonare l'incarico nel 1857 a causa di una incipiente cecità.
Autore di oltre 250 scritti fra monografie e pubblicazioni, è ricordato per i numerosi lavori sull'elettricità e sullo spettro solare.
Fu socio di numerose accademie e società scientifiche, tra cui l'Accademia delle Scienze di Torino dal 1837, e l'Accademia dei Lincei dal 1849.
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