Tommaso Salvini (Milano 1829 - Firenze 1915), fu un grande attore tragico.
All'età di 14 anni entrò col padre a far parte della compagnia di G. Modena, che lo apprezzò subito; ma preferì passare prima (1845) nella Compagnia reale di Napoli, poi in quella di L. Domeniconi, in cui fu messo a fianco di A. Ristori. Diede a Roma (1847), nell'Oreste, il primo saggio del suo grande talento. Fervido patriota, si guadagnò, due anni dopo, la lode di Garibaldi e l'affetto e la stima di A. Saffi, che con lui condivise il carcere, per l'eroica condotta tenuta durante l'assedio del '49: a cui si aggiunse, malgrado la fede mazziniana pubblicamente professata, la stima di Vittorio Emanuele II. Diresse con G. Pieri la compagnia Astolfi (1854-56); fu poi (1856) nella compagnia di C. Dondini con Clementina Cazzola che sposò, ma perdette dopo qualche anno (1868). Da allora egli iniziò la serie di grandi trionfi all'estero, recitando in ogni parte del mondo. Ritiratosi dalle scene (1890), ritornò per serate di beneficenza e (1903) per una appassionante gara con E. Zacconi nella Morte civile, che egli aveva interpretato per primo, e nell'Otello. Artista di eccezionali doti fisiche e interpretative, portò nell'esercizio dell'arte una serietà d'intenti, una profondità di vedute, un'originalità di stile, che lo imposero all'ammirazione del pubblico e della critica. Creatore di un metodo basato sul minuzioso studio dei personaggi, fu maestro ad attori e registi anche stranieri: ai suoi criterî attinse anche Stanislavskij nella pratica scenica del suo Teatro d'arte di Mosca. Fu grande nella tragedia e nella commedia (goldoniana e borghese).
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