Licinio Goffredo Clinio Elpidio Refice (Patrica, 12 febbraio 1883 – Rio de Janeiro, 11 settembre 1954) è stato un compositore italiano, tra i massimi riformatori (con Lorenzo Perosi e Raffaele Casimiri) della musica sacra all'interno del movimento suscitato da papa Pio X.
Caratteristica della sua arte è una certa eccitazione che imprime alle composizioni anche sacre, specialmente alle Messe che egli considerava come dei "microdrammi": non a caso la sua prima Messa, dal titolo Cantate Domino canticum novum (1910) suscitò vive polemiche e il compositore rischiò di perdere due prestigiosi impieghi: insegnante alla Scuola Superiore di Musica Sacra e direttore della Cappella Musicale Liberiana (Basilica di Santa Maria Maggiore). Si mise in luce con una serie di composizioni che ampliavano e modificavano l'Oratorio tradizionale adottando la lingua volgare come veicolo di una più diretta comunicazione. Vanno ricordati a questo proposito il Dantis pöetae transitus (Ravenna, 13 dicembre 1921) su libretto italiano di Giulio Salvadori. A Ravenna giunse in compagnia di Arturo Toscanini, il quale in seguito si sarebbe espresso sul conto del Refice in modo iperbolico. Seguì il Trittico francescano (Assisi, 3 ottobre 1926) su testo di Emidio Mucci.
Fu proprio il temperamento che, sebbene sacerdote, lo portò a comporre opere liriche a tema sacro: Cecilia, in tre episodi e quattro quadri, e Margherita da Cortona in un prologo e tre atti, basate sulle vite delle due sante omonime (Cecilia di Roma, martire nel III secolo, e Margherita da Cortona). La prima di Cecilia, il 15 febbraio 1934 al Teatro Reale dell'Opera di Roma, con la regia di Marcello Govoni, ebbe un grande successo anche grazie all'interpretazione della soprano Claudia Muzio. L'evento fu possibile dopo una decennale battaglia condotta da Refice presso le autorità civili e religiose; la partitura era infatti pronta già nel 1922 e l'autore sperava di rappresentarla per l'Anno Santo del 1925. Grazie ad alcuni primati riscossi con quest'opera, ottenne di poter inaugurare la stagione teatrale alla Scala di Milano il 1º gennaio 1938 con Margherita da Cortona, protagonista Augusta Oltrabella con Giovanni Voyer e Tancredi Pasero diretti da Franco Capuana.
Con questa espressione il grande direttore d'orchestra prevedeva il peso che l'abito ecclesiastico avrebbe esercitato sull'artista. Tuttavia, occorre riconoscere, che Refice non recriminò mai sul proprio status, sentendosi fino in fondo un autore di musica sacra. Dopo l'opera lirica dedicata ad una martire cristiana e l'altra che narra le vicende di una peccatrice redenta, Refice sembrò confermare ciò che Arturo Toscanini aveva appena detto di lui. In effetti l'agiografia non fornisce materia per la drammaturgia diversificabile.
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