Telemaco Signorini (Firenze, 18 agosto 1835 – Firenze, 10 febbraio 1901) è stato un pittore e incisore italiano.
Già nel 1856 avrebbe lasciato l'Accademia, svincolandosi così dagli schematismi accademici e approdando alla pittura en plein air, che esercitò insieme agli amici Odoardo Borrani e Vincenzo Cabianca.
Nel 1855 iniziò a partecipare ai festosi e turbolenti incontri del Caffè Michelangiolo, proprio nell'anno in cui Saverio Altamura sperimentava le novità della macchia. Totalmente immerso nella sua vocazione e in una profonda inquietudine creativa, Signorini in questo periodo viaggiò parecchio. Dopo aver compiuto nel 1856 un viaggio di studio a Venezia in compagnia di Vito d'Ancona si sarebbe recato in Emilia Romagna, in Lombardia, in Piemonte, sui laghi, nuovamente a Venezia, a Ferrara, arrivando nel 1859 persino ad arruolarsi come volontario garibaldino.
Un viaggio molto importante per la sua arte fu quello che fece con Vincenzo Cabianca a La Spezia, dove visitò i borghi di Pitelli, San Terenzo, Vezzano Ligure, Lerici, Sarzana, Riomaggiore e la costa delle Cinque Terre nella prospettiva di dare un nuovo impulso alla propria pittura, dotandola di vigorosi contrasti tra le luci e le ombre in grado di definire la macchia di colore come l'elemento costitutivo dell'opera.
Nel 1861, con Cabianca e Banti, Signorini si recò a Parigi, dove strinse amicizia con Jean-Baptiste Camille Corot e Constant Troyon si entusiasmò per il realismo di Courbet. Ritornato in Italia soggiornò per un breve periodo a Castiglioncello insieme ad altri macchiaioli per poi fondare col Lega e col Borrani la cosiddetta «scuola di Piagentina», dal nome della località fiorentina dove erano soliti dipingere all'aperto, prendendo ispirazione dalla natura e dalla sua poetica mutevolezza stagionale. Di questi anni sono le Pazze (1865) e il Novembre (1870).
Negli ultimi anni Signorini si recò assiduamente a Parigi, dove entrò in contatto con la pittura impressionista ed i suoi maggiori esponenti, quali Degas, Manet, e Monet, subendone un influsso del tutto particolare avvertibile in molte sue opere (come Porta Adriana a Ravenna e Pioggia d'estate a Settignano). Intanto continuò a viaggiare instancabilmente, recandosi anche nelle zone della Marna e della Senna nel 1873-1874, in Inghilterra e Scozia nel 1881, a Napoli nel 1870 e 1871, ma visitò ripetutamente anche Cenisio, l'Elba e soprattutto Riomaggiore, dove lavorò alacremente nella prospettiva di rinnovare la propria visione pittorica. Morì, infine, a Firenze il 10 febbraio 1901.
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