Luigi Muzzi nacque a Prato il 4 febbraio 1776 da una modesta famiglia e si rivelò fino dalla giovinezza irrequieto, impetuoso e indocile.Il padre voleva farne un sacerdote ma visto il suo carattere ribelle, rinunciò a quest'idea e lo avviò agli studi legali non considerando il fatto che Luigi aveva una particolare predisposizione verso la letteratura. A causa di ciò entrò ben presto in contrasto con tutti i componenti della sua famiglia e ne combinò di tutti i colori. Trascorse un breve periodo di tempo anche in carcere dal quale uscì solo per entrare nell'esercito, dove i suoi speravano che, la disciplina militare ne avrebbe migliorato il carattere.
Il rimedio però si rivelò peggiore del male perchè il Muzzi, non sopportando le regole dell'esercito e attratto dalle idee liberali e democratiche che trionfavano nella vicina Repubblica Cispadana, siamo nel 1797, disertò e si rifugiò a Bologna.
Qui la sua vita non fu facile, perchè finiti i pochi soldi che aveva, fu costretto perfino a dormire sotto i ponti e a chiedere l'elemosina. Da Bolgna scrisse ai suoi parenti rimproverandoli di essere stati troppo severi con lui e di averlo abbandonato e chiese loro un risarcimento in denaro per poter completare gli studi. Naturalmente non venne accontentato, riuscì allora a trovare un posto negli uffici pubblici e prese moglie, scegliendo ,come era nel suo carattere, una ragazza senza dote e quindi nell'impossibilità di risolvere i suoi problemi.In questo periodo cominciò a scrivere e a raccogliere i primi consensi per i suoi versi.
Quando i francesi occuparono la Toscana tornò a Prato ma quando questi furono sconfitti dagli Austro - Russi e anche a causa di una sommossa popolare alla quale partecipò, fu catturato e messo in prigione. Condannato al confino a Porto Ferraio, dopo la vittoria di Napoleone a Marengo, fuggì dall'Elba e si rifugiò nella valle del Po. Qui trascorse molti anni lavorando in vari uffici pubblici e per un po' di tempo dedicandosi anche all'insegnamento.
Questo si può considerare il periodo più felice della sua vita e quello più proficuo dal punto di vista intellettuale anche se dal lato economico fu costretto a sopportare molte privazioni. Si dedicò a studi diversi dando sempre delle buone prove e acquisì la stima dei filologi per la traduzione di antichi testi e per le sue ricerche lessicali e glottologiche. Si distinse anche per le traduzioni e per le rime originali ma il suo vanto maggiore fu quello di essere denominato "Principe dell'epigrafia italiana".Incorse molte volte nelle ire dei teologi, che gli rimproveravano di scrivere contro la religione cristiana. A quel tempo le questioni letterarie spesso degeneravano in vera e propria violenza verbale e per le sue il Muzzi dovette subire un duplice processo e rimanere in carcere per diversi mesi.
Nel 1839, dopo quaranta anni ,fu costretto a lasciare Bologna e si stabilì a Firenze, dove fu accolto molto bene dal governo fiorentino, che gli affidò vari incarichi.Il suo più grande desiderio era però quello di entrare a far parte dell'Accademia della Crusca ma gli accademici furono molto spaventati dall'idea di accogliere nella loro cerchia un personaggio così irrequieto, invadente e aggressivo e pur riconoscendone l'alto merito come filologo non lo accettarono mai.Questa sembrò al Muzzi una grande ingiustizia e il suo carattere, anche a causa della miseria in cui viveva diventò sempre più tetro e aspro.
Gli amici di Prato riuscirono a fargli assegnare un piccolo sussidio dalla Casa del Ceppo e in seguito un posto di "sott'ordine"alla biblioteca Laurenziana.
Nel 1848, anno in cui si assistette allo scoppio di numerose insurrezioni in molte città italiane ed europee, il Muzzi ultrasettantenne, partecipò con entusiasmo a questi moti e fu molto lusingato quando il Governo Provvisorio di Firenze lo nominò suo rappresentante a Costantinopoli con uno stipendio di quindicimila lire ma per ironia della sorte, prima ancora che potesse partire per il Bosforo, fu restaurato il governo dei Lorena e lui dovette non solo rinunciare all'incarico ma anche nascondersi perchè implicato in un processo di Lesa Maestà.In seguito fu prosciolto ma dovette restituire l'acconto sul suo stipendio, che aveva già percepito.Ripiombò così nella più cupa miseria, per fortuna rischiarata dalle sue numerose opere letterarie.Quando nel 1861 fu proclamato il Regno d'Italia, egli, ormai molto avanti con gli anni, viveva quasi completamente dimenticato in una soffitta in piazza S. Maria Novella a Firenze, dove morì il 15 marzo 1865 all'età di circa novant'anni.
Se hai necessità di assistenza, vuoi vendere o certificare un autografo, o semplicemente non hai trovato quello che stavi cercando, contattaci.