Leopoldo Zurlo (Campobasso, 3 dicembre 1875 – Roma, 17 novembre 1959) è stato un politico italiano. Fu a capo dell'Ufficio della censura fascista dal 1931 sino al 31 dicembre 1943
Nel lungo arco di tempo dell'attività di Zurlo numerosi e noti personaggi dello spettacolo dai fratelli De Filippo a Totò, da Fellini a Vittorio De Sica, da Anton Giulio Bragaglia a Sem Benelli, da Tina Pica a Massimo Bontempelli, gli esordienti Italo Calvino e Michelangelo Antonioni, oltre che Indro Montanelli autore di commedie, ebbero a che fare con questo burocrate, ossequente alle disposizioni del regime ma nello stesso tempo convinto di una sua missione pedagogica che si esprimeva nelle note che accompagnavano i brani censurati non tanto perché offensivi della morale cattolica o del regime fascista ma perché egli vi constatava la violazione delle regole estetiche e poetiche di cui si considera maestro e insieme profeta di una nuova drammaturgia.
Un funzionario dedito con orgoglio al suo impiego che assolveva con senso del dovere e sacrificio personale e che dichiarava di esaminare all'incirca 1500 testi all'anno riguardanti la produzione teatrale e radiofonica italiana, commedie, riviste, drammi, tragedie, libretti d'opera e d'operetta, canzoni, sketch pubblicitari, siparietti e scenette per l'avanspettacolo.
Che Zurlo fosse veramente interessato, in nome del suo amore per il teatro, a consigliare più che a reprimere gli venne riconosciuto da alcuni autori che, per piaggeria o per convinzione, gli indirizzarono attestazioni di stima Altri come Anton Giulio Bragaglia scelsero Zurlo come loro tutore rivolgendosi a lui prima ancora di mettere in scena i loro lavori.
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