Stefano Gobatti (Bergantino, 14 luglio 1852 – Bologna, 17 dicembre 1913) è stato un compositore italiano.
Gobatti fu un indubbio protagonista sulla scena musicale ottocentesca tardoromantica, ma costituisce ancora oggi un caso clamoroso nella storia della musica. Molto acclamato in vita dal 1870, oggi è stato quasi del tutto dimenticato.
Nasce nel 1852 a Bergantino in provincia di Rovigo da una povera e umile famiglia contadina. Subito appassionato seguì la strada dello studio della musica ottenendo immediatamente grandi risultati. Arrivò infatti alla scuola dei maestri Giuseppe Busi e Lauro Rossi. A soli diciotto anni musicò, per esercizio di composizione, un'opera dal titolo I Goti che fu messa in scena il 30 novembre 1873 al Teatro Comunale di Bologna. L'opera ebbe un successo senza precedenti e suscitò tanti consensi da venire ricordata dagli storici come uno dei più grandi trionfi della storia del melodramma. Nel breve giro di poche settimane infatti il musicista appena ventenne ottenne gloria ed onori: ebbe la "Cittadinanza onoraria della città di Bologna" (come Verdi), la nomina a "Socio d'onore dell'Accademia Filarmonica" bolognese (come Wagner), la nomina a "Cavaliere della Corona d'Italia" concessa dal Re Vittorio Emanuele II. Giosuè Carducci stesso magnificava il giovane maestro promettendogli addirittura un libretto: "Salute e trionfo al giorno in cui Stefano Gobatti segnerà dell'impronta sua la prossima evoluzione dell'arte musicale in Italia". Mentre però l'opera I Goti otteneva consensi nei più importanti teatri d'Italia, si cominciò a tramare alle spalle dell'inesperto maestro, che dal Polesine era entrato nell'ambiente intellettuale ed artistico bolognese, in anni di esaltata passione operistica, di accesi antagonismi, di esaltanti trionfi e di inesorabili cadute, spesso giocate a tavolino.
Fu soprattutto preda delle Case Musicali e dei loro interessi prettamente economici e così le sue opere successive, Luce (1875 a Bologna diretta da Emilio Usiglio con Teresina Brambilla, Erminia Borghi-Mamo ed Italo Campanini (tenore) e 1876 al Teatro alla Scala di Milano) e Cordelia (1881 al Teatro Comunale di Bologna diretta da Luigi Mancinelli), furono inevitabilmente segnate da contrastanti avversità. Gobatti, deluso, si amareggiò sempre più, fino a chiedere rifugio al convento francescano dell'Osservanza sulle colline bolognesi, per sopravvivere in una situazione di estrema povertà. Morì il 17 dicembre del 1913, dimenticato da tutti, sepolto accanto a quelli che furono i suoi veri e fedeli amici: Giosuè Carducci ed Enrico Panzacchi. La sua produzione artistica attende ancora una valutazione equilibrata e perciò il "Caso Gobatti" rimane sempre aperto.
Massone, dopo il 1885 fu membro effettivo della Loggia Otto agosto di Bologna
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